Arriva rapido e netto il malcontento di Camera Nazionale della Moda Italiana, Altagamma, Confindustria Moda e Confindustria Accessori Moda per l’emendamento al ddl PMI che prevede lo stralcio delle disposizioni relative alla filiera del settore moda.
“Pur comprendendo le motivazioni che hanno portato il Ministero delle Imprese e del Made in Italy a ritenere necessario un ulteriore approfondimento – dicono le associazioni – esprimiamo rammarico e preoccupazione per il rinvio di un intervento normativo di importanza strategica. Ribadiamo l’urgenza di dotarsi in tempi brevi di una legge nazionale sulla certificazione della filiera, strumento essenziale per tutelare i lavoratori, sostenere le imprese, rafforzare la credibilità del Made in Italy e contrastare fenomeni di illegalità”.
La proposta di legge elaborata dalle quattro realtà, più le principali rappresentanze del settore, non contiene scudi penali e vuol una chiara disciplina che contenga anche un contraddittorio e che sia capace di promuovere trasparenza, responsabilità e fiducia lungo tutta la filiera produttiva, assicurando al contempo la certezza della pena per coloro che concretamente pongono in essere comportamenti illegali.
CNMI, Altagamma, Confindustria Moda e Confindustria Accessori Moda confermano però la piena disponibilità a collaborare con il MIMIT, con il Parlamento e con tutti i soggetti coinvolti nei tavoli tecnici.
Cna Federmoda condivide invece lo stralcio proprio per la necessità di ulteriori approfondimenti: “La legalità di filiera deve essere basata sulla giustizia contrattuale – dichiara la presidente Doriana Marini – con una piena applicazione della Legge 192/1998 sulla subfornitura, la definizione chiara dei prezzi e una distribuzione equa del valore aggiunto. È necessaria una responsabilità condivisa tra tutti i soggetti della filiera, compresi i capo filiera, per evitare che ulteriori adempimenti diventino un peso per le piccole imprese”.
“L’iniziativa del Ministro Urso – prosegue Marini – per una certificazione unica di filiera è un passo positivo, ma devono essere garantiti trasparenza reale, non duplicazione degli audit esistenti e l’applicazione di criteri proporzionati alle dimensioni aziendali. Cogliamo con favore la disponibilità a continuare il confronto ribadendo la necessità che questo avvenga in tempi brevi e che già a gennaio si possa convocare il tavolo per definire una misura condivisa tra tutte le parti sociali interessate”.
“Quanto accaduto intorno al DDL PMI rappresenta il classico esempio di come il bene comune rischi di soccombere davanti a interessi corporativi o ideologici – dice con disapprovazione Nora Garofalo, Segretaria Generale della Femca Cisl – e lo stralcio della certificazione della filiera della moda per la Femca è un’occasione mancata”.
“La certificazione della filiera non è un semplice adempimento burocratico – prosegue Garofalo – ma uno strumento eccezionale per due importanti obiettivi, salvaguardare i diritti essenziali dei lavoratori nelle “periferie” del settore, e tutelare le “griffe” e le eccellenze del Made in Italy. Crediamo non sia possibile pensare di interferire con una norma così delicata e importante per l’affermazione della legalità. Riteniamo pertanto che debba essere stralciato l’art. 30 del DDL che prevede effetti esimenti degli artt. 6 e 7 della 231 e che debbano essere precisati alcuni passaggi essenziali: le competenze e i requisiti rigorosi dei soggetti certificatori; i sistemi di verifica e controllo che le autorità preposte devono attuare; un monitoraggio costante e momenti di verifica del sistema di certificazione tra parti sociali e ministero; le sanzioni previste e i vantaggi della certificazione”.
“Il bene comune per la Femca – conclude la segretaria – passa attraverso la garanzia di un lavoro dignitoso, correttamente retribuito e sicuro per i lavoratori, ma anche attraverso la protezione dell’etica e del valore delle nostre imprese del comparto e delle sue eccellenze. Invitiamo il Governo ad avviare al più presto un tavolo tecnico e specifico con tutti gli attori sociali del settore per recuperare l’occasione mancata e trasformarla in un nuovo strumento per il rilancio del settore Moda”.
Foto di Marco Oriolesi su Unsplash








