E’ “Harmonizing values” il filo conduttore della quarta edizione del Venice Sustainable Fashion Forum, in programma il 23 e il 24 ottobre.
Il forum veneziano mira a mettere a fattor comune le idee e le istanze di brand e imprese, traducendole in norme e processi condivisi, orientati a una filiera del futuro più sostenibile e responsabile, capace di tutelare e valorizzare la moda Made in Italy e Made in Europe sui mercati globali.
Promosso da Confindustria Moda, The European House – Ambrosetti e Confindustria Veneto Est – Area Metropolitana Venezia Padova Rovigo Treviso, il Forum andrà in scena alla Fondazione Giorgio Cini all’Isola di San Giorgio.
Brand della moda e aziende si troveranno insieme per individuare strumenti per affrontare la fase di cambiamento senza compromettere la competitività delle imprese. Verranno messi in rilievo processi in grado di armonizzare responsabilità e competitività lungo l’intera filiera, da monte a valle, garantendo trasparenza, un giusto prezzo e l’equilibrio degli interessi tra produttori e brand, anche grazie al coinvolgimento del sistema finanziario.
Sul tavolo anche le norme condivise a livello europeo e il valore strategico della “nuova” sostenibilità, oltre ai risultati dello studio strategico “Just Fashion Transition 2025” , l’Osservatorio permanente sulla transizione sostenibile delle filiere chiave della moda, abbigliamento, calzature e pelletteria di Ambrosetti.
Come primi spunti emergono la crescita rispetto al periodo pre-Covid dei ricavi complessivi (+11,4%) e la riduzione delle emissioni (-17%). Sul palco si alterneranno istituzioni, esperti, case history del mondo moda, start-up, ricercatori e protagonisti del nuovo Made in Italy.
“L’unicità della filiera italiana e dei brand che la compongono – dice Luca Sburlati, presidente di Confindustria Moda – va difesa e valorizzata di fronte a sfide sempre più complesse. Serve una visione strategica di lungo periodo, anche fondata su pilastri ESG solidi e soprattutto condivisi. Tre i fronti decisivi: la Responsabilità Estesa del Produttore, un quadro normativo nazionale che garantisca trasparenza e legalità nei contratti di filiera ed un sistema di auditing armonizzato, capace di creare un linguaggio condiviso lungo tutte le supply chain”.
“Siamo partiti nel 2022, dopo un anno di studio e preparazione – aggiunge Flavio Sciuccati, Partner & Director Global Fashion Unit TEHA – e la sostenibilità e gli obiettivi ESG erano al centro dell’attenzione, mentre l’industria della Moda e del Lusso usciva con slancio ed entusiasmo dalla fase pandemica e da un biennio segnato da paura e incertezza. Oggi ci ritroviamo in un contesto profondamente diverso, se non addirittura opposto. A livello europeo, le politiche ESG sono circondate da un clima di incertezza e registriamo una forte contrazione dei volumi nella fascia alta dei consumi. Più l’intervento della Procura di Milano nelle indagini sul caporalato nel settore Moda”.
Nella foto, da sinistra, Carlo Cici, Andrea Crespi, Flavio Sciuccati, Luca Sburlati e Andrea Favaretto Rubelli.








