Interporto di Prato, CTN chiede l'ampliamento

“Interporto da ampliare e decisioni da prendere alla svelta”. E’ questo il sunto principale di un lungo messaggio rivolto da Confindustria Toscana Nord ai vari enti: una sorta di prova del nove sul reale orientamento delle amministrazioni pubbliche alla crescita e alla sostenibilità ambientale dei trasporti.

“Lo sviluppo dell’Interporto della Toscana centrale  – dice il vice presidente di CTN Andrea Tempestini – ci farà capire se davvero le amministrazioni pubbliche tengono alla crescita dell’economia e vogliono un sistema dei trasporti più moderno e rispettoso dell’ambiente. Il momento giusto è adesso che è acquisita la consapevolezza che l’intermodalità mare/ferro/gomma è funzionale agli obiettivi di crescita sostenibile, a fronte di un quadro attuale che vede il trasporto su gomma pari al 90% del totale. Il trasporto ferroviario è incentivato, è all’ordine del giorno la creazione di corridoi europei su rotaia, di cui l’Interporto della Toscana Centrale fa parte e che si espandono fino a Cina e Far East”.

Dal 2005 il Comune di Campi Bisenzio ha inserito nel Regolamento urbanistico la destinazione interportuale per circa 200.000 metri quadrati in un’area confinante con l’Interporto stesso; l’iter per la Valutazione di Impatto Ambientale è in corso dal 2014 ed è ormai prossimo alla conclusione. Ma due anni fa è emerso l’interesse di una grande catena commerciale a realizzare in quell’area un suo insediamento, con ampi parcheggi a livello terra. “Il Comune di Campi – scrive ancora Tempestini – sembra tentato dalla prospettiva di ghiotti oneri di urbanizzazione; per accogliere questa richiesta dovrebbe cambiare il Regolamento urbanistico, operazione talvolta presentata come lunga e difficile ma che potrebbe essere agevolata da una forte volontà politica. Si auspica che la tensione ecologista del Comune di Campi, dichiarata rispetto a temi come lo sviluppo dell’aeroporto di Peretola, rimanga in questo caso ben salda e non si faccia condizionare dalle entrate da oneri di urbanizzazione. L’ultima parola spetta alla Regione Toscana. Nella decisione non potrà essere ignorato il fatto che la società Interporto è oggetto di continue richieste di superfici da destinare alla logistica ma subordinate all’utilizzo della piattaforma ferroviaria, riducendo costi ed emissioni di CO2. E non potranno nemmeno essere ignorati i forti investimenti sulla Direttissima: tre anni e mezzi di lavori sulla linea ferroviaria Prato-Bologna per ampliare le gallerie e far passare i vagoni merci. Investimenti di cui potrebbe avvantaggiarsi solo l’Interporto di Bologna, se quello della Toscana centrale non sarà pienamente funzionale. Allo sviluppo del territorio è più utile l’ennesimo negozio oppure una infrastruttura evoluta come un Interporto effettivamente intermodale, una piattaforma strategica per la logistica e il commercio? Dalla risposta a questa domanda si capirà qual è il modello di sviluppo che la Regione ha in mente; e si capirà anche quale coerenza, continuità e affidabilità vi sia nell’impostazione delle politiche del territorio”.

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