La produzione tessile si allontana dalla Cina

Fast Retailing, produttrice del marchio Uniqlo, è una delle tante aziende giapponesi di abbigliamento che stanno trasferendo la produzione dalla Cina al Sud-Est asiatico alla ricerca di un costo del lavoro più basso. In novembre Fast Retailing aprirà un impianto in Indonesia nel quale utilizzerà materiali acquistati in loco, puntando a stabilire un sistema nel quale l’intero ciclo produttivo avviene in quel paese. La Cina ospita circa il 60% dei principali siti produttivi di Uniqlo, ma le fabbriche in Vietnam e in Indonesia sono in aumento.

Anche Onward Holdings – che commissiona a fabbriche cinesi il 60% circa della sua produzione – ha aperto un ufficio in Cambogia. Alcune aziende sono attratte anche dalla produzione in Africa, che, oltre a un basso costo del lavoro, offre il vantaggio di poter servire da base per rifornire Europa e Stati Uniti.

Nel 2016 la quota della Cina sulle esportazioni mondiali di abbigliamento è stata pari al 34%. Sebbene la Cina resti di gran lunga il maggiore esportatore di capi di vestiario, seguita dal Bangladesh (6%) e dal Vietnam (5%), la sua quota è scesa di 5 punti percentuali rispetto al 2013.

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