La raccolta differenziata dei rifiuti, in città e negli alberghi, non viene effettuata. L’acqua non è un bene da preservare perché è una delle ricchezze di quella parte di mondo, ma c’è la consapevolezza che tutto finisce e che quindi bisogna farne un uso intelligente. A Colombiatex il tema della sostenibilità non è passato in secondo piano, anzi, ma il lavoro da fare è tanto: “Non credo che la
nostra sia la regolamentazione migliore e più restrittiva – dice Luz Adriana Naranjo (foto a lato), direttrice strategica di InexModa, in un buon italiano frutto di anni di studio – anche perché le industrie tessili sono tra le più inquinanti al mondo. Noi collaboriamo con un progetto che mira a ridurre l’uso dell’acqua. Investiamo in tecnologie per il riutilizzo dell’acqua. Però lo Stato demanda le leggi alle municipalità: già a Medellin le regole sono più ferree, anche per le aziende conciarie”.
Anche Lorenzo Velasquez, uno dei collaboratori del progetto, parla un buon italiano, dopo anni passati in Italia: “Qui la conformazione della valle evidenzia soprattutto l’inquinamento da polveri sottili di auto e bus. All’inizio la cosa difficile è stata coinvolgere le aziende, perché la percezione del problema era poca, così abbiamo creato un modello di negoziazione con un esempio pratico. E in più non ci sono incentivi statali. Il mercato viaggia più velocemente della sensibilità degli imprenditori – dice – e ora la gente chiede sostenibilità. Dopo aver vinto questa sfida passeremo al riutilizzo degli abiti. In Colombia il numero di capi venduti è enorme e molti finiscono al macero anche se potrebbero avere una seconda vita. Il solare? Nessuno ci investe perché abbiamo talmente tanta acqua da produrre con essa anche l’energia elettrica che serve a mandare avanti l’industria. Qualcuno ha messo i pannelli ma sono iniziative private”.






