Manifattura e lavoro

Lavoro, i distretti tirano le somme

La Lombardia deve cambiare passo dopo un anno di attesa, Prato sembra averlo fatto già nel primo semestre del 2015. Sono difformi i dati che arrivano da due distinte indagini portate avanti in Lombardia e in Toscana sul mercato del lavoro.

In Lombardia non mancano i segnali positivi, in particolare tra le aziende medium e high tech, oltre alle conferme di alcune peculiarità tutte lombarde. In particolare si conferma l’alto tasso di femminilizzazione, una lieve contrazione dei contratti a tempo indeterminato, e la grande attenzione delle imprese ai programmi di welfare aziendale. Luci e ombre dell’indagine ‘Il Lavoro in Lombardia – Rapporto 2015’ effettuata dal Centro studi di Confindustria Lombardia, in collaborazione con l’Università Cattaneo – LIUC, su un campione di 1.430 imprese rappresentativo di tutte le province lombarde.

“Nel 2014 tra le nostre imprese è tornato un clima di fiducia e cauto ottimismo– spiega Alberto Ribolla, presidente di Confindustria Lombardia – e gli imprenditori lombardi sono da sempre molto attenti al contesto e alle novità. Questo lo dimostra lo stand-by dei contratti a tempo indeterminato in attesa delle riforme del governo, ma anche l’attenzione al welfare aziendale. Anche l’aumento della presenza delle donne in ruoli decisionali e più in generale in azienda è sinonimo di maturità imprenditoriale. La maggiore dinamicità delle imprese dei settori medium e high tech testimonia che la strada intrapresa dalle nostre imprese manifatturiere è quella giusta. Il prossimo salto è verso l’Industria 4.0″.

Per quanto riguarda i numeri il 2014 ha registrato una lieve ma diffusa contrazione del numero di lavoratori dipendenti con contratto a tempo indeterminato (-1.6% rispetto al 2013). Le imprese dei settori a maggiore intensità tecnologica brillano inoltre per la più alta incidenza di nuove assunzioni a tempo indeterminato (rispettivamente il 35.6% e il 52.2% del totale assunzioni) e maggior ricorso a strumenti di welfare (li utilizza rispettivamente il 46,7% delle MHT e il 52.5% delle HT).

A Prato invece il primo semestre 2015 ha confermato il saldo positivo avviamenti/cessazioni del mercato del lavoro. +22% per gli italiani, molte le assunzioni nell’industria e artigianato, aumentano i contratti a tempo indeterminato. Sempre in difficoltà i giovani, ma c’è qualche spiraglio.

Sul piano delle assunzioni rallentano i cinesi che si fermano a un +10%: oltre il 40% delle assunzioni avviene nell’industria e nell’artigianato e crescono i contratti a tempo indeterminato. I numeri a Prato quindi sono migliori di quelli nazionali, in particolare per i tempi determinati. L’unico neo riguarda ancora i giovani: per la fascia dai 26 ai 29 anni il saldo rimane negativo, ma più contenuto rispetto al semestre 2014.

Il report gennaio-giugno 2015 è stato presentato dal presidente della Provincia Matteo Biffoni, dal direttore del Centro per l’impiego Michele Del Campo e dalla responsabile del settore Lavoro della Provincia Franca Ferrara. “E’ come si fosse accesa una candela in una stanza buia. I dati che presentiamo – ha detto Biffoni – raccontano un’inversione di tendenza che spero si rafforzi e stabilizzi nei dati dell’intero 2015 Le cose a Prato vanno meglio che a livello nazionale. E’ un segnale che mi auguro rispetti la consuetudine del nostro distretto: anticipare le crisi ma anche le riprese economiche rispetto al resto del paese”.

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