Le associazioni condannano le aggressioni

A qualche giorno di distanza resta unanime la condanna da parte delle associazioni di categoria, politiche e sociali verso il deprecabile episodio della scorsa settimana che ha visto aggredite cinque persone mentre erano in sciopero davanti a una fabbrica a Seano, nella provincia di Prato.

Botte e minacce in occasione di uno sciopero attivato in cinque ditte del distretto dell’abbigliamento di proprietà cinese, per chiedere contratti regolari e orari dignitosi. Dopo le parole della sindaca di Prato Ilaria Bugetti (“E’ inaccettabile che chi manifesta per i propri diritti sia intimidito e aggredito, invito a rivolgersi al nostro sportello antisfruttamento frutto di un protocollo unitario con la Procura, l’Asl, i sindacati confederali, Rete antitratta Toscana e Università di Firenze”) del sindaco di Carmignano Edoardo Prestanti (“Chiederò di nuovo al Prefetto di convocare un tavolo sulla sicurezza a Carmignano. Non si può stare in silenzio di fronte a questo modo di sfruttare il lavoro”), sono arrivate quelle delle associazioni di categoria.

Nella nota di Confindustria Toscana Nord si leggono amarezza e preoccupazione, ma purtroppo nessuna sorpresa: “è il frutto avvelenato di decenni di noncuranza, o di insufficiente attenzione, verso realtà aziendali notoriamente per lo più irregolari. Le analisi sulle dinamiche che hanno portato a questa situazione, l’escalation innescata dalle proteste di lavoratori impiegati in aziende cinesi ma di etnie diverse, il ruolo del sindacato sono temi importanti e da approfondire. Ma alla base di tutto c’è sempre lo stesso problema che questa associazione denuncia pubblicamente dalla fine degli anni ’90: aziende – soprattutto cinesi – irregolari, e non per aspetti marginali ma per gestioni che ignorano i fondamenti stessi della legalità”.

Nella provincia di Prato i lavoratori dipendenti stranieri nel settore privato non agricolo superano i 38.300: molti lavorano in aziende regolari, ma, verosimilmente, sono ancora di più quelli che operano in realtà che non rispettano né le leggi né i loro diritti.

Decisa presa di posizione anche da parte delle associazioni di rappresentanza degli artigiani: “Un episodio inaccettabile – affermano i presidenti di CNA Toscana Centro e Confartigianato Imprese Prato, Claudio Bettazzi e Luca Giusti – Detto questo, però, il distretto tessile pratese non è una mela marcia, e sarebbe un grave errore targhettizzare come tale una filiera produttiva fatta da migliaia di imprese sane, italiane e straniere, che lavorano nel rispetto delle regole e della legalità. La legalità rappresenta un obiettivo fondamentale a cui tendere, e proprio su questo nel 2017 abbiamo sottoscritto, insieme alle sigle sindacali, il Protocollo per il lavoro dignitoso e per il ripristino della legalità nel sistema produttivo illegale pratese del tessile-abbigliamento, che ha rappresentato un punto di partenza per un dialogo organico e continuativo fra istituzioni da un lato e sistema delle imprese e del lavoro dall’altro”.

Condividi articolo