Le rivoluzioni degli industriali del Lario

Oltre 700 persone tra imprenditrici, imprenditori e autorità hanno partecipato a “Rivoluzioni. La difesa dei valori dell’Occidente”, l’assemblea generale di Confindustria Lecco e Sondrio e Confindustria Como a Lariofiere di Erba.

La giornata si è aperta con gli interventi di Gianluca Brenna, presidente di Confindustria Como, e Marco Campanari, presidente di Confindustria Lecco e Sondrio.

“Viviamo – ha detto Brenna – un tempo di profonde trasformazioni, quelle che abbiamo chiamato rivoluzioni. Da un lato la fine della globalizzazione, dall’altro le guerre e la polarizzazione; in questo scenario dobbiamo lasciarci guidare dai nostri valori, quelli che definiscono l’identità occidentale come la democrazia, la libertà e l’uguaglianza. Abbiamo bisogno di più Europa, forte, che può contrastare la potenza dei Paesi BRICS, della Cina e di altri in forte crescita. Ma non possiamo ignorare i problemi interni. I dati demografici mostrano una crisi più grave del cosiddetto ‘inverno demografico’. Per mantenere la competitività del nostro manifatturiero abbiamo bisogno del contributo dei flussi migratori, che devono però accompagnarsi a un percorso serio di integrazione culturale. Abbiamo avviato un progetto che ha visto la formazione di alcuni giovani immigrati, consapevoli che solo l’inclusione consente una integrazione stabile e produttiva. Inoltre abbiamo consegnato lo studio strategico territoriale di Area Vasta“.

Gli ha fatto eco, senza mezze misure, Campanari: “Mi sento pienamente parte di un’Europa pensata come civiltà che ha definito l’Occidente grazie alla sua eredità greca e latina, alle proprie radici giudaico-cristiane che evocano un portato denso di radici, identità culturali, diversità, storia e cultura. Radici da valorizzare, perché da lì discendono valori fondanti dell’Occidente come democrazia, diritti dell’uomo, liberalismo. Ma non mi scalda per nulla il cuore questa Unione Europea che percepisco invece come qualcosa di molto lontano da tutto questo, più identificabile purtroppo con un’entità artificiale, lontana e tecnocratica, che oltretutto negli scenari globali attuali non tocca palla, nelle politiche interne pare saper solo produrre forsennatamente regole che complicano e livellano, nelle politiche economiche ha sabotato la crescita con l’austerity, e nelle politiche industriali ha prodotto il disastroso Green Deal, una politica estremista e controproducente, insignificante nei propositi ecologisti ma purtroppo molto significativa nei giganteschi danni economici e sociali prodotti, avendo seriamente azzoppato l’industria di base e di tutte le filiere manifatturiere che ne discendono a valle. Anziché chiedere un’unica, irrealistica, politica industriale europea, sarebbe invece utile battagliare affinché l’Unione Europea apra spazi di investimento nei singoli Paesi, in modo da permettere politiche industriali nazionali coerenti e compatibili con le specificità di ciascuno. Le priorità dell’Europa dovrebbero diventare: abolire il Green Deal, permettere e stimolare politiche di investimento nei Paesi membri, ed occuparsi della crescita del mercato interno, a lungo soffocato nella culla ma -invece- importante e prezioso antidoto agli shock esterni a cui assistiamo e sempre più assisteremo”.

Dopo l’intervento dei presidenti, il primo panel, “L’Europa nel mondo: frontiere, sicurezza e futuro”, ha visto confrontarsi Carolina De Stefano, lecturer di Storia dell’Europa e della Russia all’Università Luiss Guido Carli, e Claudia Mancina, già docente di Etica all’Università La Sapienza di Roma, con l’intervento in collegamento del generale Stefano Cont, Capability, Armament and Planning Director dell’Agenzia Europea della Difesa.

A seguire, la tavola rotonda dal titolo “Linee di confine: sovranità, traiettorie e scambi globali”, con l’onorevole Alberto Bagnai, presidente della Commissione Enti Gestori, Marco Fortis, vicepresidente di Fondazione Edison, e Antonio Gozzi, Special Advisor Confindustria per l’Autonomia Strategica Europea, Piano Mattei e Competitività e presidente di Federacciai.

A concludere i lavori l’intervento di Emanuele Orsini, presidente di Confindustria.

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Matteo Grazzini
Matteo Grazzini