L’analisi congiunturale sull’industria manifatturiera in Lombardia relativa al secondo trimestre 2018, dopo una serie di trimestri di crescita sostenuta e costante, spinge a moderare i toni. Pur rimanendo in territorio positivo, dato che la produzione industriale cresce dello 0,3%. Netto invece il balzo rispetto allo stesso periodo del 2017 con un +3,9%. Nonostante la decelerazione l’industria lombarda prosegue la sua rincorsa europea: si riduce infatti la differenza con l’indice di produzione manifatturiero dell’Eurozona e aumenta la distanza con la media italiana.
Questo andamento è sostenuto da tutti i settori produttivi, con il traino di meccanica, minerali non metalliferi e gli strumenti biomedicali, e in maniera omogenea da tutti i territori con la sola eccezione di Pavia.
Discorso a parte meritano gli ordini, interni ed esteri, che hanno registrato variazioni negative. Il -0,1% degli ordini esteri e la riduzione della quota estera sul fatturato totale delle imprese è un primo campanello d’allarme a seguito della minaccia di guerre tariffarie, del cambiamento nella politica fiscale americana e dello stallo nelle decisioni nell’Eurozona. Certamente l’escalation dei dazi e il rischio di un crollo del commercio internazionale sono un pericolo per l’Italia e per la Lombardia che nel 2017 ha esportato per un valore di 120 miliardi di euro. Per questo motivo è necessario rafforzare il mercato interno che continua a essere debole (-0,3%). In questo contesto di incertezza anche le aspettative degli imprenditori si sono adeguate al ribasso.
L’occupazione continua invece la sua corsa, come testimoniano sia il saldo tra entrate e uscite (+0,6) sia l’ulteriore calo della Cassa integrazione. Per confermare questa vivacità del mercato del lavoro, Confindustria chiede che i contratti a tempo indeterminato vengano incentivati con sgravi fiscali e che venga ridotto drasticamente il cuneo fiscale.
I dati presentati derivano dall’indagine relativa al secondo trimestre 2018 che ha riguardato un campione di più di 2.600 aziende manifatturiere, suddivise in imprese industriali (quasi 1.500 imprese) e artigiane (più di 1.120 imprese).
In particolare le aziende artigiane manifatturiere hanno registrato una accelerazione per entrambi i riferimenti temporali: +2,7% la variazione tendenziale, rispetto al +2,3% dello scorso trimestre, e +0,7% la variazione congiunturale, contro il precedente +0,4%.
Da un punto di vista settoriale, il 2018 si apre con un risultato complessivo della produzione che mostra una variazione negativa solo per le pelli-calzature (-1,0%) e l’abbigliamento (-4,7%). Tutti gli altri settori sono in crescita, con variazioni più consistenti per industrie varie (+6,2%), meccanica (+6,1%), minerali non metalliferi (+5,3%). Sotto la media, ma in sua prossimità, si trovano la chimica (+3,5%), gli alimentari (+3,2%) e la siderurgia (+3,2%). Gli incrementi più contenuti si registrano per legno mobilio (+2,4%) e mezzi di trasporto (+2,1%). Seguono la gomma plastica (+1,9%), la carta stampa (+1,6%) e il tessile (+1,1%).
Per l’artigianato, si riduce il numero di settori caratterizzati da una variazione produttiva negativa, passando dai 5 del primo trimestre a 3: si tratta delle pelli-calzature (-6,6%), della gomma-plastica (-3,7%) e della carta-stampa (-2,0%). Tra i settori in crescita spiccano la siderurgia (+7,3%) e la meccanica (+5,3%); significativa anche la variazione per i minerali non metalliferi (+3,7%) e incrementi più contenuti si registrano per il legno-mobilio (+1,8%), le manifatturiere varie (+1,8%), l’abbigliamento (+0,6%), l’alimentare (+0,6%) e il tessile (+0,2%).






