“Nel 2016 abbiamo realizzato il 41% lordo in Europa di oggetti di lusso e il 35% netto. Al secondo posto c’è la Germania, con l’11%, seguita dalla Spagna con il 10%, dalla Francia con l’8% e dalla Gran Bretagna con il 7%. In pratica vantiamo 30 punti di vantaggio. Questo è un primato che va mantenuto e ciò significa accogliere sfide quali la digitalizzazione, la sostenibilità”. E’ stata la dichiarazione di Carlo Capasa, presidente della Camera della Moda di Milano, intervenuto oggi al Luxury Summit del Sole 24 Ore, che ha continuato: “Abbiamo il primato europeo nella produzione di beni lusso. Meglio di noi fa solo la Cina che però produce a prezzi inferiori, è un altro target”.
Il presidente Capasa ha poi illustrato i principali dati del settore: “Le esportazioni verso gli Stati Uniti, che l’anno scorso erano diminuite del 4,5%, nei primi due mesi del 2017 hanno registrato un ribasso dello 0,2, invece le vendite verso la Cina sono aumentate del 4,2%, dopo il -0,9% segnato l’anno scorso. Sono andate bene le vendite verso il Giappone, salite del 5,8% e anche quelle verso Hong Kong, migliorate dell’8,6%”. In ripresa anche la Russia, che l’anno scorso ha chiuso a +8% anche se il dato va ponderato perché il paese viene da molti anni di rilevazioni negative.
L’export dell’intero settore moda italiano – tessile, abbigliamento, pelletteria e calzature – nel 2016 ha superato quota 48 miliardi di euro, con un +1,3% sul 2015. Le previsioni della camera della Moda per il primo semestre dell’anno sono di un +1,4%.
Ma sopra a tutto deve esserci un sistema moda che funziona: “Abbiamo voluto creare una sostenibilità italiana, di sistema – ha concluso Capasa – Andiamo a misurare la sostenibilità, lo faremo su produzione, retail, su tutta la filiera. Dobbiamo dire che l’Italia è il paese del bello, ben fatto e sostenibile”.
Sullo stesso tenore è intervenuto il Presidente SMI e Confindustria Moda Claudio Marenzi: “Non solo tracciamo il percorso di un capo ma ne valutiamo il consumo energetico cercando di diminuire questi consumi – ha commentato – La tracciabilità di un capo e l’economia circolare sono due temi molto importanti. I millennials sono sensibili alla sostenibilità ma anche ai prezzi. Tuttavia la sostenibilità ha un prezzo. Serve un’attività di sensibilizzazione e comunicazione su questo tema”.