Macchine tessili: dopo il calo del 2024 si punta sul Made in Italy

Un’Assemblea generale che si chiude con un filo di preoccupazione, ma con rinnovata fiducia nel Made in Italy: Acimit, l’Associazione dei costruttori italiani di macchinari per l’industria tessile non nega l’evidenza, ma non si scoraggia. Durante l’assemblea generale della scorsa settimana sono stati presentati i dati del settore relativi al 2024, che evidenziano una flessione dell’attività produttiva e il presidente Marco Salvadè ha posto l’attenzione sulle sfide che attendono il comparto, ma anche sulla carta vincente da giovare: la valorizzazione del Made in Italy.
Nel 2024 la produzione è apparsa in diminuzione dell’8% rispetto al 2023, per un valore di 2,1 miliardi di euro, e le esportazioni sono calate del 9% (1,8 miliardi euro). Questi dati si inseriscono in un contesto internazionale altrettanto fragile, con trend simili osservati anche per Germania, Giappone e Svizzera, i principali concorrenti delle aziende italiane. Cina, Turchia, India e Stati Uniti restano le destinazioni privilegiate dei costruttori italiani di macchine tessili anche nel 2024, nonostante una domanda ancora in contrazione.
Il 2025 si è aperto ancora nel segno dell’incertezza. “La politica protezionistica statunitense e la crescente instabilità geopolitica rischiano di rallentare ulteriormente gli investimenti globali nel tessile-abbigliamento –  ha commentato Salvadè – In particolare, un’escalation della guerra commerciale risulterà ulteriormente dannosa per l’intera filiera”.

Per quanto riguarda il mercato italiano, nel primo trimestre del 2025 la domanda di macchinario si è confermata in contrazione, come testimonia la raccolta ordini dei costruttori italiani, diminuita del 57% rispetto al medesimo periodo 2024. Non nascondiamo la delusione per quanto riguarda il piano Transizione 5.0 – ha puntualizzato il presidente di ACIMIT – La sua efficacia resta limitata soprattutto a causa del complicato iter burocratico. Occorre rimettere la competitività della manifattura italiana al centro del dibattito politico e occorre farlo utilizzando incentivi a cui accedere in modo semplice e che siano efficaci nella loro attuazione”.

La tutela del Made in Italy è ritenuta un’urgenza dall’Associazione italiana dei costruttori di macchine tessili. L’esperienza della forza lavoro, la creatività e la continua tensione innovativa sono le chiavi del nostro successo. “È fondamentale, perciò – ha ribadito Salvadè – difendere e rilanciare il Made in Italy autentico, quello che viene progettato e prodotto in Italia, senza compromessi, con la qualità e la creatività che il mondo ci riconosce”. Per questo ACIMIT sta facendo pressione sia a livello nazionale che europeo affinché siano intensificati i controlli sulla marcatura CE dei macchinari per il tessile importati in Italia e Unione Europea, con particolare attenzione ai prodotti provenienti da Paesi extra UE.

L’Assemblea ha, inoltre, celebrato gli 80 anni di ACIMIT, un traguardo che giunge in un contesto geopolitico che sacrifica la vocazione all’export dell’industria meccanotessile italiana, che se da un lato continua a occupare una posizione di rilievo nel panorama mondiale, dall’altro deve interrogarsi su quanto la propria “ricetta”, basata su innovazione e internazionalizzazione, sia sempre valida.

Su questo tema si è sviluppata la tavola rotonda che ha affrontato tre temi centrali per il futuro del settore: internazionalizzazione, innovazione, sostenibilità, sui quali hanno portato la propria esperienza e le proprie riflessioni Maurizio Forte, direttore centrale per i settori dell’export di Agenzia ICE, Marco Taisch, professore presso il Politecnico di Milano e Presidente della Fondazione Made in Italy Circolare e Sostenibile, e Sergio Tamborini, amministratore delegato di Ratti Spa e past president di Confindustria Moda.

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