Il made in Italy da difendere. Con garbo

In Cina, girando una fiera come Chic dove la fantasia è illimitata ma quando non basta si dà un’occhiata in giro, preservare il proprio sapere e la propria fantasia, appunto, diventa basilare.

Così gli espositori italiani (nella foto grande i capi che hanno sfilato al termine della prima giornata di fiera, alcuni dei quali made in Italy) devono talvolta fare un doppio lavoro: incontrare i buyers importanti, la maggior parte per fortuna, e difendersi da quelli finti o non del tutto interessati all’acquisto quanto al modo in cui è realizzato un capo. “Impara l’arte e mettila da parte” è un proverbio che può tornare utile e qui a Chic la ‘parte’ è nascosta: quindi niente foto ai capi esposti, niente mani che indugiano troppo su finiture e accessori, niente spazio per copiature. Il tutto con garbo e tatto ma altrettanta fermezza.

suprema300Nello stand di Suprema, azienda della provincia di Venezia, l’occhio è attento: Luigi Zavan (a destra) e Simone Bigatello (a sinistra) sono espositori abituali della fiera e sanno distinguere i buoni clienti: “E’ vero che questo è un mercato difficile – dice Zavan – ma ormai qual è quello facile? E’ un mercato e come tale va affrontato, cioè partecipando alle fiere e fissando appuntamenti con qualche cliente. Qui un po’ di risposta c’è ma di certo non è paragonabile ai numeri della popolazione cinese, che ha un potenziale enorme. Noi facciamo un prodotto di fascia alta, veniamo qua con la nostra collezione tranne alcuni capi che qui non sarebbero capiti o apprezzati; la concorrenza c’è, ma le aziende cinesi hanno cose più standard, con gusti un po’ appiattiti rispetto ai nostri”.

Macchine fotografiche al bando anche da Complit, azienda marchigiana a prodotto unico, il cappello: sulle mensole ce ne sono tanti, adatti alle cerimonie, a iniziare dai matrimoni: “I cinesi si stanno occidentalizzando – spiega Luigi Amedeo Antinori – e ad avere i nostri rituali. Proprio lunedì siamo stati in giro per la città e abbiamo visto dodici spose a fare un servizio fotografico; solo una aveva il cappello quindi questo mercato ha ampi margini di espansione, anche se parlare di mercati definiti e definitivi ormai non ha più senso perché tutti crescono o diminuiscono ciclicamente. Adesso Russia e Kazakistan non sono appetibili ma lo sono stati in passato”.

La concorrenza spesso è interna, quanto meno in Europa: “A fare questo tipo di prodotto – conclude Antinori – siamo rimasti noi marchigiani, qualcuno nel distretto di Firenze, altri nel sud della Francia e a Luton, per il mercato inglese”.

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