Manifattura in Piemonte: cresce, di poco anche il tessile

Tra il ‘bene’ dell’aerospaziale e il ‘male’ della filiera del legno, c’è il benino del tessile. E’ quanto emerge dall’indagine congiunturale sull’industria manifatturiera realizzata da Unioncamere Piemonte in collaborazione con gli Uffici Studi delle Camere di commercio provinciali e con la collaborazione di Intesa Sanpaolo e UniCredit.

La rilevazione è stata condotta nei mesi di ottobre e novembre 2025 con riferimento ai dati del periodo luglio-settembre 2025 e ha coinvolto 1.762 imprese manifatturiere piemontesi, per un numero complessivo di 95.505 addetti e un valore pari a circa 57 miliardi di euro di fatturato.

I risultati mostrano segnali di consolidamento, pur in un quadro di incertezza: il Prodotto interno lordo regionale è cresciuto dello +0,6% rispetto allo stesso periodo del 2024, un risultato al di sopra delle performance registrata in Italia (+0,4%) e in Germania (+0,3%) e inferiore alla media dell’Unione Europea (+1,5%).

Complessivamente nel periodo luglio-settembre 2025 la produzione industriale regionale ha segnato un aumento del 2,5% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente. “Anche gli ordinativi esteri sono in forte espansione – ha commentato Gian Paolo Coscia, Presidente Unioncamere Piemonte – Tuttavia, l’indice di fiducia resta sotto i 100 punti, segnalando la persistenza di timori per il futuro a breve termine. Per superare queste incertezze, è fondamentale lavorare su un piano integrato che potenzi le infrastrutture e assicuri incentivi fiscali mirati”.

L’aumento dei livelli produttivi registrato per il terzo trimestre 2025 ha riguardato la quasi totalità dei comparti manifatturieri. Il risultato migliore è stato quello messo a segno dai mezzi di trasporto, che hanno registrato un aumento tendenziale del 6,2%, sostenuto però esclusivamente dalla buona performance dell’aerospazio, a fronte delle contrazioni scontate dai settori della fabbricazione di autoveicoli e della componentistica. Prosegue la serie di risultati positivi delle industrie alimentari e delle bevande, che hanno visto il proprio output crescere del 5,0% rispetto all’analogo periodo del 2024. Superiori alla media regionale appaiono, inoltre, le progressioni registrate nei livelli produttivi delle industrie chimiche e plastiche (+3,1%).

Positivi, ma inferiori alla media complessiva si presentano i risultati della filiera tessile (+1,7%) e della meccanica (+1,4%). Orientati alla sostanziale stabilità risultano invece i livelli produttivi dei metalli (+0,5%) e dell’elettricità ed elettronica (-0,4%).

Unico comparto con il segno meno è quello del legno e del mobile, che ha scontato una seppur debole flessione della produzione industriale su base annua dello 0,7%.

La sostanziale stabilità del tessile porta la provincia di Biella in coda alla graduatoria delle province per livelli produttivi con un +0,1%.

Il focus tematico dell’indagine congiunturale ha puntato l’attenzione sulle strategie messe in campo dalle imprese manifatturiere piemontesi in risposta ai dazi imposti dal governo statunitense, sia in termini di diversificazione dei mercati di destinazione delle merci, sia sotto il profilo della strategia di investimento, localizzazione e mix produttivo.

Se il 10% delle imprese manifatturiere piemontesi esporta, direttamente o indirettamente, i propri prodotti negli USA, la quota di chi ha già diversificato o considera di farlo è massima tra le industrie alimentari (48%), minima nel settore dei mezzi di trasporto (4%), non a caso i settori che hanno ottenuto risultati migliori nel trimestre.

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