La cornice che accoglie oggi il quadro di Pitti Filati non è delle più brillanti di sempre, anzi. Il clima in cui si apre il salone fiorentino è cupo, a dispetto del caldo torrido che attanaglia Firenze da giorni, e la speranza è che arrivi una ventata di freschezza, in tutti i sensi, per rianimare la filatura italiana.
I numeri dicono che la filatura italiana ha archiviato il 2024 in negativo e che l’inizio del 2025 non è stato migliore: -9,8% per il fatturato nel 2024 (perdita di circa 281 milioni di euro) e produzione su percentuali simili (-9,6%). Dinamica negativa anche per l’import-export: -16,5% il primo e -9,4% il secondo.
Non c’è comparto che non abbia visto diminuire le vendite all’estero: i filati misti chimico-lana hanno la percentuale peggiore (-23,1%) poi cotone (-13%), lino (-12,3%), lana pettinata (-10,2%), cardati (-2,5%) e aguglieria, quasi stabile (-0,8%).
Secondo Pitti Immagine la tendenza non sta dando indicazioni di inversione: l’indice di produzione industriale Istat della filatura da gennaio a marzo è sceso dell’8%: -13,4% a marzo e -8,5% a febbraio dopo un inizio di 2025 in stabilità.
Di conseguenza male anche l’export (-10,8%) e l’import (-2,1%). ma le importazioni sono migliorate per tutti i filati tranne che per i misti chimico-lana, che hanno registrato un pesantissimo -38,5%.
Riuscirà Pitti Filati a ridare vitalità al settore? Domanda che probabilmente rimarrà senza risposta immediata ma dalla fiera che si apre oggi si potrà intuire qualcosa in termini di brillantezza e interesse per i filati made in Italy.