La 106esima edizione di Pitti Immagine Uomo che si è conclusa venerdì scorso ha registrato in quattro giorni un afflusso in Fortezza di oltre 15.000 visitatori. Dati che soddisfano Pitti Immagine e che come sempre andranno esaminati per migliorare il tiro per le prossime edizioni: le presenze dei buyer hanno raggiunto quota 12.000, con una percentuale di quelli provenienti dall’estero in lieve crescita, pari al 46% del totale, circa 5300 presenze.
In crescita Germania, Olanda e gli altri mercati dell’Europa centro settentrionale, confermano i numeri Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti, si consolida la ripresa asiatica. Ma ecco in ordine di presenza i 15 mercati esteri più rappresentati a Pitti Immagine Uomo 106: Germania, Olanda, Gran Bretagna, Spagna, Giappone, Turchia, Stati Uniti, Francia, Svizzera, Austria, Belgio, Polonia, Corea del Sud, Russia e Cina.
“I dati sull’affluenza finale indicano che dopo il grande aumento dello scorso giugno, 20% sul 2022, i compratori esteri registrano una lieve crescita – commenta Raffaello Napoleone, amministratore delegato di Pitti Immagine – La conferma dei buyers internazionali, quelli che fanno il mercato e indicano la direzione, sono indicatori importanti per gli espositori, danno fiducia e prospettiva. Il numero delle affluenze italiane invece non conferma i risultati del 2023, diminuiscono del 7%, ma devo dire che questo era ampiamente previsto, considerata la chiusura di tantissimi negozi in questi ultimi anni e l’andamento poco dinamico dei consumi interni. L’idea che circola tra operatori e commentatori è che, contando su un relativo allentamento delle tensioni geopolitiche e sugli stimoli all’economia da parte delle istituzioni economiche e monetarie, dobbiamo attendere il 2025 per una decisa ripresa. Intanto siamo molto contenti per la crescita dell’Europa centro settentrionale (Germania a +15%, performance molto buone di Olanda, Austria, Belgio e Paesi Baltici), il sorprendente aumento dell’Europa dell’Est (Polonia, Repubblica Ceca, Serbia, Ungheria, Bulgaria), il consolidamento della ripresa asiatica (anche per i nuovi arrivati come Singapore, Indonesia, Thailandia e Mongolia) e l’exploit di mercati chiave come Turchia e Kazakistan”.