Per una volta è il francese la lingua principale di Première Vision, che per questa edizione invernale ha perso un po’ della sua connotazione internazionale: gli effetti della pandemia non hanno infatti risparmiato la Francia ed hanno tenuto lontano gran parte degli stranieri “abituali” in un salone come quello parigino, da sempre fulcro del mercato del tessile-abbigliamento europeo.
Un intoppo serio lungo la linea ferroviaria tra la Gare du Nord e Villepinte, i doverosi e capillari controlli del green pass agli ingressi e le tempistiche dilatate hanno causato un inizio soft del salone, con i corridoi che hanno iniziato ad animarsi dopo le 11.
Ad un primo impatto sono subito risaltati alcuni cambiamenti, dovuti in parte anche ai numeri ridotti ed all’utilizzo di soli tre padiglioni: le aziende italiane nelle hall 5 e 6 sono state “abbassate” verso i corridoi più centrali, nelle zone di maggior passaggio e quindi in posizione favorevole. Uno spostamento che ha quindi convinto tutti ma c’è anche chi ha notato il concentramento delle aziende turche nelle retrovie, forse meno visibili ma più unite.
Un Risiko del tessile più curioso che altro ma che denota l’attenzione alla concorrenza da parte delle aziende italiane, che a Parigi fanno ancora la parte del leone e che devono difendere un mercato che si sta restringendo: se in modo definitivo o solo adesso, con gli strascichi della pandemia, è da vedere.
Domani le voci degli espositori, con un bilancio più approfondito della prima giornata ed i primi numeri degli affari che, una settimana dopo Milano Unica, potrebbero dare un’indicazione molto chiara della produzione nei prossi mesi.