Sburlati replica a Cabanis: collaborazione non polemica

Non sono stati solo il calo di ricavi e redditività a fare notizia nell’incontro che Lvmh ha avuto lo scorso venerdì con gli analisti finanziari; il CFO di LVMH, Cécile Cabanis, ha anche affrontato in termini sbrigativi il tema della legalità nella manifattura moda in Italia. A seguito di una domanda sull’indagine in corso sulle vicenda del caporalato che ha portato al commissariamento per 12 mesi Loro Piana, società per altro presieduta dal figlio del magnate francese Bernard Arnault, Antoine, il CFO ha affermato che il tema delle irregolarità “Va oltre Loro Piana ed è un tema che riguarda l’intera filiera italiana”. Proprio in merito a queste il presidente di Confindustria Moda Luca Sburlati ha diffuso alcune considerazioni a nome dell’intera filiera italiana della moda, che riportiamo testualmente.

“In Italia operano ogni giorno oltre 500.000 persone e circa 50.000 imprese nel settore moda. Si tratta di una rete altamente specializzata, che lavora con rigore, competenza e grande senso di responsabilità, fornendo filati, tessuti, progettazione, innovazione e prodotti unici ai principali brand internazionali. Esistono, ed è evidente, casi di irregolarità e illegalità che vanno contrastati con fermezza. Le indagini in corso sono un atto dovuto e necessario per difendere chi lavora nella legalità e nella trasparenza. La tutela del Made in Italy passa anche da qui. Come Confindustria Moda, siamo da sempre impegnati su questo fronte e sosteniamo con convinzione il Protocollo di Legalità firmato a Milano, strumento essenziale per rafforzare controlli e responsabilità condivise e siamo al lavoro con il Governo per lo sviluppo di una nuova legge cogente sul tema.

Tuttavia, è importante sottolineare che questi episodi non rappresentano la norma, ma piuttosto l’eccezione. L’Italia resta il cuore manifatturiero del fashion mondiale, con una capacità produttiva che copre, a seconda dei segmenti, dal 50% al 70% della produzione globale del settore. Accogliamo con favore l’invito alla collaborazione lanciato da LVMH. È fondamentale affrontare queste sfide come partner, non come controparti, con una visione comune di lungo periodo e con la consapevolezza che l’intera filiera è interdipendente e transnazionale. Per farlo, occorre però affrontare con lucidità anche le cause strutturali che possono generare distorsioni.

Per questo, come Confindustria Moda, riteniamo prioritario avviare un confronto serio e concreto su tre punti fondamentali: i target di costo assegnati alle imprese devono essere compatibili con la qualità richiesta, garantendo la sostenibilità economica e il rispetto dei costi orari regolari lungo tutta la catena di fornitura: la sostenibilità economica delle imprese di filiera significa indirettamente anche sostenibilità sociale. A conferma del ruolo di Confindustria Moda, la Federazione è l’istituzione nazionale firmataria con le parti sociali del CCNL dei lavoratori del comparto moda, contratto che contrasta attivamente tutte le forme di “contratto pirata” esistenti all’interno del settore. Il management operativo delle aziende committenti non può perseguire unicamente la riduzione dei costi: la qualità richiede investimenti, know-how e tempo. Una filiera orientata solo al prezzo compromette anche la qualità di prodotto percepita dai clienti nel lungo periodo. Anche questo è un rischio concreto. Infine è necessario costruire relazioni industriali fondate sulla fiducia, attraverso contratti di lungo periodo che consentano alle piccole e medie imprese italiane di pianificare investimenti, innovazione e crescita.

Negli ultimi 15 anni, la manifattura italiana ha generato valore e margini importanti per i grandi marchi internazionali. È ora necessario che questa catena del valore venga rafforzata e riequilibrata, riconoscendo il ruolo strategico della produzione italiana non solo sul piano industriale, ma anche su quello etico e culturale. La comunicazione che omologa all’illegalità tutte le aziende italiane non è accettabile e la combatteremo con forza a tutti i livelli. Il nostro Paese merita altro!

 Confindustria Moda è pronta a collaborare con tutti gli attori coinvolti – aziende, istituzioni italiane ed europee, associazioni di categoria – per costruire una filiera del lusso sempre più trasparente, legale e sostenibile. Il futuro del Made in Italy si costruisce con scelte coraggiose e condivise”.

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