Claudio Marenzi

Sciopero, la risposta di Sistema Moda Italia

In vista delle sciopero dei tessili di venerdì prossimo Sistema Moda Italia risponde ai sindacati sui temi economici e su quelli normativi, quest’ultimi ancora non oggetto di trattative.

molte imprese non riescono a sopportare ulteriori incrementi dei costi, pena una ulteriore perdita di competitività delle produzioni italiane a vantaggio delle lavorazioni estere

“La pretesa dei sindacati Femca-Cisl, Filctem-Cgil, Uiltec-Uil – scrive Smi in un lunga nota – è di ottenere un aumento delle retribuzioni dei lavoratori del tessile-abbigliamento-moda a fronte di una dinamica inflattiva sostanzialmente invariata da anni e in un contesto in cui molte imprese non riescono a sopportare ulteriori incrementi dei costi, pena una ulteriore perdita di competitività delle produzioni italiane a vantaggio delle lavorazioni estere e delle importazioni. Sono ancora molte, la netta maggioranza, le imprese del settore che faticano a competere sui mercati internazionali per la forte concorrenza proveniente anche dai paesi emergenti. Per queste imprese, l’obiettivo prioritario in questo momento è il mantenimento delle produzioni in Italia e quindi dei posti di lavoro dei lavoratori italiani.
Alla luce di questo scenario, SMI ha proposto di legare l’andamento futuro delle retribuzioni all’inflazione, per tutelare al 100% il potere d’acquisto dei salari dei lavoratori, salvaguardando la competitività delle imprese. Un effettivo aumento delle retribuzioni, virtuoso perché correlato ai miglioramenti della produttività, potrà essere opportunamente riconosciuto attraverso la contrattazione di secondo livello. Non solo, SMI ha proposto alle OO.SS. un nuovo approccio retributivo, basato sul concetto di “total reward” che include, oltre agli incrementi retributivi proposti, anche l’implementazione di strumenti di welfare aziendale e di crescente protezione e assistenza sanitaria per i lavoratori”.

Sistema Moda Italia ha proposto la costituzione di un nuovo fondo settoriale per assicurare a tutti i lavoratori una copertura integrativa nel campo dell’assistenza sanitaria: “Sono decenni – dicono da Confindustria – che questa richiesta sta nelle “piattaforme rivendicative” dei sindacati. Auspichiamo che questa sia la volta buona! Questa posizione, che SMI ha sostenuto al tavolo delle trattative, è pienamente coerente con una decisa e concreta difesa della competitività delle produzioni italiane e, quindi, dei posti di lavoro in Italia. Prendiamo atto che i sindacati nazionali, per spirito di emulazione rispetto a quanto fatto in altri settori industriali che nulla hanno in comune con il tessile-abbigliamento-moda, ritengono prioritario, anche in questo momento, incrementare le retribuzioni con aumenti distribuiti a pioggia, decisi a livello nazionale senza tener conto delle enormi differenze economiche e produttive in cui versano le diverse tipologie di impresa di cui il settore è composto”.

Secondo Smi lo sciopero nazionale, qualunque sarà l’esito in termini di adesioni dei lavoratori, non potrà cambiare questa situazione, e rappresenta una risposta anacronistica ad un invito a concepire in modo nuovo i rapporti di lavoro, nella piena garanzia della tutela retributiva e dei posti di lavoro.

Per quanto riguarda la parte normativa “Corrisponde al falso quanto affermato dai sndacati. Il negoziato non ha mai affrontato il tema dei cambiamenti normativi, né tantomeno la riduzione di diritti acquisiti. Questi temi non sono ad oggi mai stati discussi tra le parti per una precisa ed esplicita scelta dei sindacati. Quindi, le divergenze tra SMI e i sindacati, che hanno portato allo sciopero sono tutte e solo sulla parte economica. Sui temi normativi il confronto tra le parti deve ancora cominciare”.

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