Toscana, ancora una vittima sul lavoro nel tessile

Ennesimo morto sul lavoro nel tessile in un anno che sembra diventare sempre più nero per un settore che si scopre improvvisamente fragile.

A perdere la vita alla Alma (nella foto), azienda del distretto industriale di Campi Bisenzio ma a pochi metri di distanza dal confine con Prato, è stato venerdì sera un operaio di 48 anni, Giuseppe Siino, rimasto schiacciato da un rullo. Il tutto in una delle principali aziende del territorio, specializzata in moquette e tessuti per interni, di proprietà della famiglia Casini-Ranaldo: Alessio Ranaldo è stato recentemente anche presidente di Confindustria Toscana.

La Procura di Firenze ha ovviamente dato il via alle indagini e l’azienda si è messa a completa disposizione per far luce sull’accaduto.

La terza morte nel tessile del 2021 ha dato ilvia ad una serie di interventi delle varie autorità: “Gli investimenti, i controlli e le sanzioni – dice il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani – devono diventare ossessione. Ora dobbiamo arrivare a risultati concreti, basta parole”.

La Cgil di Prato chiede invece un patto territoriale per la sicurezza, mentre la Uil vuole strumenti idonei ed efficaci per condurre una battaglia che assume i contorni di una vertenza nazionale. Femca Cisl di Prato e Firenze chiede che la cultura della sicurezza sul lavoro resti al centro delle politiche aziendali.

Incredulità e sgomento arrivano anche da Confindustria Toscana Nord, che ribadisce il proprio impegno, che considera primario fra i tanti che le competono come associazione di imprese, rispetto al tema della sicurezza.

“Colpisce vedere – dicono a CTN – come sede di incidenti anche aziende ritenute da tutti, fondatamente, di specchiata correttezza nell’applicazione delle misure di sicurezza come in tutti gli altri ambiti aziendali. Come tutti i settori che implicano l’impiego di macchinari pesanti, il tessile (tessile in senso stretto: la produzione di tessuti e filati) è oggetto di particolare attenzione per limitare i rischi. Ormai l’evoluzione dei sistemi di sicurezza delle macchine, i massicci investimenti fatti nella formazione e gli obblighi previsti dalla legge costituiscono, se correttamente adottati e applicati, un baluardo che solo fattori remoti e imponderabili potrebbero rendere valicabili”.

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