Una babele di lingue, uno spazio molto ampio che racchiude stand di ogni tipo e dimensione, passerelle per sfilare ed eventi, controlli da aeroporto, addetti alla sicurezza ad ogni passaggio per avvertire di prestare attenzione ai bagagli e ai ladri (peraltro non certo il pericolo maggiore a Shanghai…) e decine di migliaia di persone tra visitatori e espositori. Chic ha aperto i battenti quando ancora il traffico verso il centro espositivo era fluente (aggettivo che ha pian piano ‘virato’ verso ‘congestionato’ con l’avvicinarsi ai padiglioni) e la marea umana in attesa è sciamata all’interno della Hall 2 percorrendo velocemente e educatamente il dedalo di transenne predisposto per regolare gli accessi.
Detto della presenza italiana nel precedente articolo e in attesa di replicare domani con altre testimonianze non rimane che il tentativo di calarsi nel variegato mercato cinese: nonostante l’impegno della nostra interprete Alice il tentativo è diventato impresa quando dal mandarino si è passati al altri tra i tanti dialetti cinesi, vere e proprie lingue a parte.
Nella piccola sezione dedicata all’abbigliamento da bambini gran parte dello spazio è occupato da Runqiao, azienda che si articola in più settori, dai giochi ai pannolini, dai libri ai vestiti, ma solo per bambini dagli 0 ai 3 anni. Il motivo, spiega la titolare, è che quando inizia l’attività scolastica fantasie e abiti particolari non hanno particolare fortuna: “Il mercato e il Paese stanno cambiando – spiega – ma a scuola si va vestiti ancora tutti nello stesso modo”. E niente export: nonostante la grandezza dell’azienda i prodotti non escono dai confini.

Chi invece porta eccome i propri prodotti all’estero è Shen Kai Feng, titolare del The Kaiqi Group, abbigliamento tecnico e sportivo per il mercato cinese. A dirla così il legame con l’Italia pare leggero ma in realtà come gruppo Kai Fang lavora con la bolognese Macron, che in Italia veste Lazio, Cagliari e Bologna con i kit completi per le gare e gli allenamenti, oltre a molte altre squadre di altrettanti sport: “Dalla Macron riceviamo gli input sul design – spiega – ma ci mettiamo anche qualcosa del nostro, compresi alcuni tessuti speciali che fanno qui in Cina”. Di sicuro l’esperienza gli è servita per capire il mercato dell’abbigliamento sportivo, tanto che sta lanciando nel mercato interno i brand Taju e Hungaria, con colori e stili che ricordano molto il calcio italiano e spagnolo, compreso l’inconfondibile blaugrana del Barcellona.
Inconfondibile anche lo stile di Xinchang Dalishun, tanto nella realizzazione dello stand (nella foto grande) quanto nei prodotti, sete lavorate con disegni fantasiosi, kimono classici orientali e cravatte. Chiediamo se in un mondo che si sta modernizzando e in una Cina molto diversa da quella di pochi anni fa le donne scelgono ancora foulard, kimoni e abiti più tradizionali: “Ora più che mai – dicono allo stand – perché le donne dai 30 ai 50 anni hanno adesso una capacità di acquisto che prima non avevano. Il livello della vita è migliorato e per noi è un bene. Abbiamo la filiera completa, dalla materia prima che produciamo nella nostra azienda al prodotto finito e commercializzato.
E mentre la Babele trova un’appendice in passerella, dove un compunto presentatore cinese ci sorprende presentando la sfilata dei produttori di calzature brasiliane con un portoghese (apparentemente…) perfetto, la prima giornata di Chic volge al termine con una festa organizzata in città per gli espositori d’oltreoceano. Avessero dovuta farla anche con gli asiatici non sarebbe esistito un ristorante abbastanza grande per ospitarli tutti.