Un fantasma di nome fast fashion

Ora si chiama “moda express” ma il nome più usato e che aleggia come un fantasma sull’Europa è ancora “fast fashion” o “ultra-fast fashion”, proprio come indicato nel tema del simposio delle associazioni tessili europee che si è tenuto oggi a Première Vision.

Con Pierre-Francois Le Louet, presidente dell’Unione francese delle industrie della moda e dell’abbigliamento, e Olivier Ducatillion, numero uno dell’Unione delle industrie tessili transalpine, a fare da anfitrioni insieme a Florence Rousson, direttrice di PV, l’incontro tra i vertici europei si è ben presto trasformato in una sorta di appello accorato e deciso all’Unione Europea e ai governi dei singoli stati.

Mario Jorge Machado

Nella sala del Parc des Exposition, al riparo dai rumori di sottofondo della fiera, sono rimbombate parole forti, come “guerra”, “reato gravissimo”, “distruzione” e “scorrettezza”: la voce di imprenditori feriti da una situazione che si trascina da anni senza vere e immediate soluzioni politiche.

“Pur senza riferirmi a politiche di altro tipo – ha detto il presidente di Euratex Mario Jorge Machado facendo saltare il tappo – le soluzioni da prendere sono facili e chiare e sono quelle che stanno attuando Trump a difesa dei prodotti degli Stati Uniti e Xi Jinping in Cina perchè entrambi tutelano in modo deciso le proprie aziende. Come Euratex dobbiamo lavorare con l’Unione Europea per vigilare su quanto entra in Europa ma ci aspettiamo di più e tempi brevissimi. E’ una guerra, perché di questo si tratta, e come accaduto col Covid le più pronte a difendersi sono state le aziende stesse. E mi riferisco tanto a Bruxelles quanto ai singoli governi. Io sono molti liberale nell’approccio ai mercati ma ci devono essere leggi uguali per tutti e la competizione deve essere pari”.

A rincarare la dose ha pensato un altro portoghese, Cesar Araujo, in rappresentanza di ATP: “Sono orgoglioso di essere qui con tutti voi – ha detto in un duro intervento – perché non stiamo rappresentando solo le nostre aziende ma anche migliaia di famiglie e tante generazioni di lavoratori in un momento in cui l’Europa sta svendendo i nostri mercati. Io non sono per dire stop alla diplomazia, che deve essere comunque uno strumento, ma è il momento di combattere contro il più grande reato fiscale mai esistito in Europa, perché non si può permettere che ci siano piattaforme e venditori che non pagano le tasse”.

Dopo i vari interventi tutti i rappresentanti europei hanno firmato un documento comune che esprime profonda preoccupazione per l’espansione delle piattaforme extra-UE di e-commerce che alimentano la moda ultra-veloce, con impatti devastanti su ambiente, economia e società.

La dichiarazione sollecita azioni immediate da parte dell’Unione Europa e degli Stati membri, come una riforma del Codice Doganale europeo e l’eliminazione dell’esenzione dai dazi sotto i 150 euro, l’introduzione di tariffe sui piccoli pacchi per finanziare controlli doganali più efficaci, il recupero dell’IVA sulle spedizioni di ultra fast-fashion, l’obbligo per le piattaforme di e-commerce di avere un rappresentante legale nell’UE, responsabile al pari delle imprese europee, l’uso del Digital Services Act e del Digital Markets Act per sanzionare le pratiche scorrette e l’avvio di un dialogo con le autorità cinesi sul contrasto a modelli produttivi contrari agli obiettivi ambientali condivisi.

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Matteo Grazzini
Matteo Grazzini