Un nuovo inizio per Ballantyne

Dopo anni deludenti, potrebbe aprirsi un nuovo interessante capitolo per Ballantyne, la storica azienda scozzese di cachemire fondata nel 1921. Acquistata nel 2004 dal fondo italiano Charme Investments, dell’ex patron della Ferrari Luca Cordero di Montezemolo, la griffe è stata ceduta per 6 milioni di euro allo stilista italiano Fabio Gatto tramite l’entità Corso Italia S.p.A.

Questa società era stata creata nel 2014 per permettere al marchio di restare sul mercato, mentre l’ex società di Ballantyne, piena di debiti, fu posta in liquidazione. Nel 2012, Ballantyne aveva realizzato un fatturato di 14,4 milioni di euro, con perdite arrivate a 7,7 milioni di euro, cresciute fino a 12,8 milioni di euro al 30 settembre 2013.

Fabio Gatto era già in azienda, alla direzione artistica dall’ottobre del 2013: “Gli azionisti di Ballantyne mi hanno chiamato per tentare di fermare l’emorragia – ha commentato lo stilista – mi sono reso conto che il marchio aveva del potenziale, ma che bisognava ripartire da zero. Ho proposto di prendere l’etichetta in licenza per gestirne direttamente la produzione e la distribuzione e in seguito acquisirla”. Da subito Gatto ha dimostrato idee innovative: “Il nuovo cliente di Ballantyne non può più essere solo un consumatore nostalgico dei celebri motivi a losanga” ha sottolineato.

Lo stilista trevigiano ha alle spalle molte esperienze con diversi marchi l’apertura di molte boutique multimarca. Oggi è il presidente e direttore creativo di Ballantyne, mentre il figlio, Umberto Gatto, ne è l’amministratore delegato. Attualmente, Ballantyne è distribuito in Italia in 190 punti vendita per la donna e 220 per l’uomo, e conta 350 clienti multimarca all’estero. Le vendite sono realizzate per il 70% nella penisola, seguita dalla Corea del Sud e dal Giappone. Il suo primo obiettivo è di svilupparsi in Europa, soprattutto in Francia, Germania e Regno Unito, e punta ad arrivare a un fatturato di 6 milioni di euro nel 2016. Per il momento, le collezioni si concentrano sul core business, cioè la maglieria, arricchite da capi complementari, come pantaloni, giacche e camicie. L’azienda sta lavorando su un tipo di giacca imbottita non con le piume, ma con del cachemire. In un anno, la donna, che rappresentava il 15% delle vendite, è passata al 50%.

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