Export Varese

Varese, nel 2018 l'export è positivo

C’è anche il tessile tra i settori dell’economia varesina che hanno iniziato il 2018 con una crescita dell’export. Secondo l’Indagine dell’Ufficio Studi dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese il primo trimestre 2018 è stato positivo sfiorando complessivamente i 2,8 miliardi di euro (+22,9% rispetto al primo trimestre del 2017). Ma tale variazione è dovuta principalmente al settore aerospaziale.

Sul lato delle importazioni, Varese ha registrato una crescita del 7,6% (1,6 miliardi di euro). Risultato: un saldo commerciale positivo  di 1,2 miliardi di euro.

Bene le esportazioni verso l’UE28 (+29,2%), che si conferma primo bacino di destinazione dei prodotti varesini, l’Asia Centrale (+31,6%), gli altri paesi europei non UE (+24,3%), il Medio Oriente (+24,6%) e l’Oceania (che ha visto più che triplicare l’export). La Polonia ha guadagnato il primo posto nella classifica superando la Germania.

Il tessile-abbigliamento ha contribuito per il 9% dell’export registrando un aumento  del 5,7%, a fronte di un’importante riduzione delle importazioni (-8,8%). In termini di export, crescono tutti i comparti: i prodotti tessili (+3,9%), gli articoli di abbigliamento (+6,3%) e gli articoli in pelle (+11,1%).

Per un’economia come quella varesina una politica di dazi è un danno da evitare

“L’andamento delle esportazioni – dice il presidente dell’Unione Riccardo Comerio – è sicuramente positivo e riporta Varese sulla strada di una strutturale crescita sui mercati esteri che da sempre contraddistingue la nostra industria negli ultimi anni. Ora bisogna vedere cosa succederà e quali saranno le ripercussioni sui mercati delle decisioni Usa, a cui hanno fatto seguito le contromisure Ue. Il commento secco è che non ci voleva. Per un’economia come quella varesina una politica di dazi è un danno da evitare. Vediamo il rischio di un mondo e di nazioni troppo pronte e tentate di richiudersi in se stessi, spingendo l’economia e l’organizzazione delle imprese verso un medioevo che guarda alle dinamiche industriali con lenti ideologiche che poco hanno a che fare con la realtà e che rischiano di frenare un percorso di crescita e sviluppo sul quale eravamo riusciti con fatica a incamminarci. I danni potrebbero essere incalcolabili. Gli effetti, contrari a quelli voluti. E anche a livello interno cresce la soglia di attenzione delle imprese per provvedimenti, come quelli contenuti nel “Decreto Dignità”, che colpiscono le delocalizzazioni. Andrebbe anche bene, ma prima bisogna porsi una domanda: che cosa si intende per delocalizzazione? Ogni investimento estero produttivo di un’impresa italiana è delocalizzazione? Anche quelli che si fanno per presidiare i mercati esteri per vendere in loco beni che altrimenti non sarebbero venduti e la cui crescita comporta anche aumenti di livelli occupazionali in Italia? A Varese? E il modello tutto italiano di multinazionale tascabile legato a tante nostre, anche varesine, medie imprese che fine fa?”.

Condividi articolo