Varese, ordini in calo quasi per tutti

La fotografia “scattata” ai numeri nel corso del Consiglio Generale dell’Unione degli Industriali di Varese è decisamente scura: gli ordinativi sono infatti in calo per l’80% delle imprese.

Nel primo trimestre dell’anno l’export della provincia di Varese è calato del -3,9% (2,4 miliardi di euro), con un -32% in Cina. “Uno scenario impietoso che indica bene quale sia la vera emergenza, ossia il lavoro”, ha commentato il presidente Roberto Grassi anche guardando agli ammortizzatori sociali utilizzati: le ore autorizzate di Cassa Integrazione Ordinaria, Straordinaria e in Deroga sono state pari a 10 volte quelle dello stesso periodo del 2019 (+800%, con il tessile e abbigliamento a +13%).

La priorità viene comunque individuata nella liquidità: nel Varesotto è stato evidenziato che in due casi su tre ci sono problemi nella gestione delle attività aziendali e il 66% delle imprese ha dichiarato una mancanza di liquidità medio/alta.

Impietosi anche in numeri degli ordini: fortemente in ribasso nel 36,6% dei casi; mediamente in ribasso nel 34,9%; leggermente in ribasso nel 9,9%; invariati nel 6%; leggermente in rialzo nel 4,3%; in rialzo oltre il 10% nel 5,6%.

“I dati – conclude Grassi – parlano chiaro. Rimane sul tappeto la proposta di interventi di Confindustria, volta non a mettere delle pezze con incentivi e sostegni a pioggia, ma a dare una prospettiva di crescita alla nostra economia. Bisogna sbloccare i cantieri per realizzare quelle infrastrutture strategiche attese da anni. Serve rendere strutturale il Piano Industria 4.0. Bisogna guardare all’Europa con fiducia e sapendo coglierne le opportunità, col Green New Deal lanciato dalla Commissione Ue. Infine si deve intervenire in maniera diversa sul mercato del lavoro: non bastano gli strumenti di sostegno al reddito, bisogna invertire il trend occupazionale e sostenerlo reintroducendo maggiore flessibilità ripristinando i vecchi meccanismi dei contratti a termine cancellati dal Decreto Dignità”.

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