Prosegue a ritmi lenti la ripresa del settore del tessile-abbigliamento varesino ma con un campanello d’allarme per l’export, che cala del 3,3% rispetto al +1,2% nazionale.
Questo è emerso oggi durante l’assemblea annuale del gruppo merceologico dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese: “Note positive – ha esordito il presidente Piero Sandroni (nella foto) – arrivano dall’ultima analisi congiunturale del nostro Ufficio Studi”. 1.650 le imprese attive, per un totale di circa 14mila addetti.
“Alla fine del 2016 – ha analizzato Sandroni – abbiamo registrato un segno positivo in controtendenza rispetto al resto dell’industria del territorio: il 68% delle imprese del nostro settore ha dichiarato livelli produttivi in crescita rispetto al trimestre precedente e il 32% stabili. La consistenza del portafoglio ordini riflette l’andamento della produzione prevista ed è trainata dal mercato interno”. Le percentuali provinciali di import ed export risultano però in calo, specialmente se paragonate alla media italiana. Le esportazioni del 2016, pari ad un valore superiore a 906 milioni di euro e al 10% del totale dell’export della Provincia di Varese, hanno registrato un -3,3% rispetto al 2015, contro un +1,2% nazionale. Mentre le importazioni varesine, 545 milioni di euro, hanno avuto una flessione del 3,7%, a fronte di un più stabile +0,3% nazionale.
Più positivi i dati relativi agli ammortizzatori sociali, che evidenziano una riduzione del 67,30% nel ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria: “Le prospettive per il biennio 2017-18 – ha precisato ancora Sandroni – sono di una moderata ripresa degli acquisti da parte del mercato interno e di un rilancio della crescita delle vendite estere basata sul rafforzamento della richiesta mondiale dei prodotti della moda made in Italy, su cui incide positivamente soprattutto l’incremento della domanda del mercato cinese e l’aumentata capacità del potere di acquisto delle popolazioni dei paesi emergenti. Le imprese del settore sono costantemente schiacciate, da una parte, dalla necessità di produrre manufatti di alta qualità e, dall’altra, dai volumi di produzione richiesti dal mercato che rimangono insufficienti per garantire i giusti ritorni economici”.
La ripresa, per il presidente del Gruppo merceologico dell’Unione Industriali, è dunque lontana: “Affinché nel nostro settore possano presentarsi sintomi di ripresa e sviluppo abbiamo bisogno di una tregua nelle molte situazioni di disordine, contrasto, conflitto e che la gente comune sia posta in condizioni di vivere con meno ansie, più sicurezza e più serenità. Abbiamo bisogno che nuovi mercati aprano le loro porte ai nostri prodotti belli e di alta qualità e che altri mercati, per noi importanti e molto promettenti, possano essere riaperti in tempi brevi”.