Tre padiglioni allo “storico” NIEC (New International Expo Centre) di Shanghai, più di 300 espositori con un area internazionale in cui l’Europa ha un ruolo primario: Cinte Techtextil è per numeri e dimensioni il fratello piccolo del Techtextil di Francoforte ma offre comunque un quadro esaustivo del tessile tecnico in Cina.
Nel “quadrante” europeo la Germania ha ben 10 dei 15 espositori, poi c’è la Svizzera e infine, con la sola Fil Man Made, l’Italia. L’azienda triestina a livello di sede centrale ha filiali produttive anche in Portogallo, Turchia e Cina, a Suzhou, nell’entroterra a ovest di Shanghai: a queste latitudini non è considerata metropoli ma i suoi 10 milioni di abitanti superano la somma di quelli di Roma, Milano e Torino.
E’ lì che vive e lavora da 15 anni Davide Angelibusi, general manager della filiale cinese, che annovera 130 dei circa 600 dipendenti totali del gruppo. “Il grande pregio della Cina – racconta – è che il mercato è ancora in continua evoluzione. Fino a venti anni fa quello della sicurezza sui luoghi di lavoro non era un tema sensibile, ora sono molto più fiscali e per noi che facciamo un filo destinato a tessuti tecnici per pompieri, militari, ospedali, antiincendio anche per l’arredamento e outdoor è un bene. Il difetto invece è la concorrenza anche da parte di chi ha poche competenze e basa tutto sul prezzo, facendo quindi una corsa al ribasso che poi non si può invertire”.
Nonostante l’assenza di connazionali l’aziena italiana ha voluto essere in fiera: “I saloni – spiega Angelibusi – in era moderna hanno una funzione diversa rispetto al passato. Ora siamo in grado di collegarci con gli altri guardando un telefonino ma alla fine il valore della fiera resta perchè bene o male squi si vedono in tre giorni clienti, fornitori e collaboratori e in un paese grande come la Cina evitare viaggi significa abbattere i costi”.