Da domain a Zurigo moda estrema nell’arte. E’ il tema della mostra che Kunsthaus Zürich inaugura domani: Fashion Drive. Moda estrema nell’arte.
Dalla moda degli intagli alla brachetta, dalla haute couture allo streetwear: fino al 15 luglio il Kunsthaus Zürich presenta in 200 opere come gli artisti abbiano percepito, commentato e influenzato il mondo della moda nel corso dei secoli. La mostra spazia da espressioni pittoriche e scultoree del rinascimento fino al contemporaneo, con quadri, sculture, installazioni, stampe, acquerelli, fotografie, pellicole, costumi e armature di circa 60 artiste ed artisti.
I curatori Cathérine Hug e Christoph Becker hanno ottenuto in prestito alcune opere molto interessanti, come quelle della English School che hanno lasciato per la prima volta il proprio Paese di origine; altre, come il quadro di Robert Peake, che raffigura una Gentlewoman of the Privy Chamber to Queen Elizabeth I (datato attorno al 1600) in un prezioso abito ricamato di seta, sono affiorati inaspettatamente da collezioni private. Caricature della Lipperheidesche Kostümbibliothek di Berlino prendono di mira i fashionisti e i designer dell’Ottocento.
La mostra prende avvio dagli splendidi quadri del Cinquecento, con raffigurazioni di abiti intagliati e brachette, considerati all’ultima moda nel Rinascimento; eppure, ancora oggi si rileva la forza d’attrazione dei vestiti strappati, che ha origine in quel periodo storico. Nel successivo barocco si sfidano gorgiere e décolleté. Monarchi quali Elisabetta I e Luigi XIV furono tra i primi regnanti di fama mondiale a mettere metodicamente in risalto e a consolidare il proprio potere anche attraverso il guardaroba; ebbero in seguito imitatori in tutta Europa.
Come in un gioco di allusioni, il visitatore potrà adoperarsi per individuare i dettagli che nella pittura accademica distinguono un gentleman da un dandy. Dalla haute couture, passando per il prêt-à-porter fino al fast fashion: l’ultima parte della mostra abbraccia tematiche quali la sostenibilità e visioni postumane. L’artificiosità, la (de)costruzione del corpo e la critica al culto del mercato contraddistinguono la produzione artistica del XXI secolo. A cominciare da Michelangelo Pistoletto, una giovane generazione dà voce al proprio impegno etico, ecologico e politico tramite installazioni, performance e video