Ok, è uno stereotipo. Va bene, è un modo di rappresentare l’Italia e Napoli sempre troppo abusato. Ma quando sei a Shanghai in una fiera da più di 100.000 visitatori, tra scarpe di qualità e borse prodotte con la maestria che solo gli artigiani riescono ad avere, e compaiono tranci di pizza e spiedini di caprese con pomodorini e mozzarella un po’ più a casa ti senti e trovi un valore aggiunto nella presenza a Chic del padiglione Italian Fashion e della delegazione della Regione Campania che, con un progetto cofinanziato dal POR regionale, ho sostenuto il viaggio in Cina di 15 aziende del territorio.
Per aumentare il livello di internazionalizzazione delle piccole e medie imprese del settore tessile, abbigliamento e calzaturiero è arrivato uno stanziamento che durerà fino al 2020. “Abbiamo selezionato eventi e fiere nel mondo in sedici Pesi – spiegano Marco De Marco e Catello Santaniello – per settori che vanno dall’agroalimentare alla cultura, abbiamo fatto una manifestazione di interesse e poi ne abbiamo selezionate una quindicina, un numero necessario da un lato per non disperdere le risorse e dall’altro per non concentrarle troppo in poche realtà. Con lo stesso metodo siamo stati al CPM a Mosca e saremo al World Fashion a Tokyo e di nuovo a Mosca per l’Obuv Mir”.
Nel padiglione, coordinato da Seint, il movimento dei clienti è stato importante, anche se per molte aziende campane si è trattato della prima presenza a Shanghai e l’impatto non è mai facile, per le dimensioni del mercato e della fiera stessa. Grazie a qualche interprete e all’intraprendenza tipica dei campani gli scambi con i cinesi non sono mancati e l’interesse per i prodotti si è manifestato in domande e qualche ordine. Uno dei passi più importanti da fare è far capire, a una platea molto attenta ai brand famosi ma da qualche tempo anche ai costi, perchè una borsa o una scarpa artigianale costano quanto lo stesso prodotto “firmato”: qualità del materiale, lavorazione artigianale, design, creatività sono valori che hanno ancora bisogno di essere spiegati ad occhi poco “allenati”.
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