Alla battaglia per la riapertura delle attività tessili si aggiunge un ulteriore intervento di Confindustria Toscana Nord, con obiettivo massimo il 27 aprile.
“E’ impensabile riaprire il 4 maggio – scrivono in una nota – e se non prima, occorre che lunedì 27 le imprese del settore moda di Confindustria Toscana Nord possano essere operative. Il netto miglioramento della situazione sanitaria, peraltro mai particolarmente grave in Toscana e ancora meno nel distretto di Prato, rappresenta la condizione unica ed essenziale per riaprire: non c’è quindi motivo di rimandare ancora”.
“E’ una situazione esasperante anche perché incomprensibile – commenta il vicepresidente di Confindustria Toscana Nord Francesco Marini – anche perché in Paesi in condizioni simili alle nostre riaprono o non hanno mai chiuso. Non ci possiamo permettere questa chiusura così prolungata. Se le aziende andranno in malora, come accadrà di certo se continuiamo così, con che cosa si pagheranno i servizi pubblici, a cominciare dalla sanità? Questo per tacere della catastrofe occupazionale che ci attende. Noi continuiamo la nostra attività istituzionale ribadendo con forza le nostre ragioni sottolineando sempre che la sicurezza e la salute vengono prima di tutto. L’iniziativa delle firme in Prefettura è comprensibile nelle finalità, per quanto non condivisibile nelle modalità. Confindustria Toscana Nord non promuove iniziative contrarie alla legge. Ma la legge dovrebbe anche comprendere che creare situazioni insostenibili può generare reazioni anche forti. La disperazione nel vedere il proprio lavoro distrutto può portare a questo e ad altro”.
La politica deve capire che così ci portano alla rovina
“Il tessile-abbigliamento è di fronte a una crisi senza precedenti – aggiunge il presidente della sezione Sistema moda di Confindustria Toscana Nord Andrea Cavicchi – e dobbiamo ricordare che i nostri prodotti sono stagionali e hanno una scadenza. La moda è un settore esposto alla concorrenza internazionale, anche se la produzione italiana è sempre stata sinonimo di sostenibilità, qualità e stile, cosa che ci ha permesso di mantenere la struttura produttiva, con ingenti investimenti, ma non siamo insostituibili e per questo stiamo perdendo clienti che faremo molta fatica a recuperare. Il fatturato perso a causa della chiusura, nell’area di Confindustria Toscana Nord, è oggi a quota 920 milioni; di questi circa la metà sono riconducibili al settore moda, del tessile-abbigliamento e meccanotessile di Prato e del calzaturiero di Pistoia e Lucca. La politica deve capire che così ci portano alla rovina, con un danno irreparabile per l’occupazione. Al ‘Tavolo di crisi’ convocato come sezione Sistema moda di Confindustria Toscana Nord, al quale hanno partecipato più di 250 imprenditori in call, è emersa chiara la situazione catastrofica alla quale siamo di fronte; molte delle nostre aziende rischiano la chiusura”.