Confartigianato Como dice no al processo per contagio

Il rischio di un processo penale per i datori di lavoro nel caso un dipendente si ammalasse di Covid-19 è una spada di Damocle per tutte le aziende.

Anche perché potrebbe coinvolgere anche chi abbia messo in atto tutte le misure di sicurezza e tutela della salute necessarie, in accordo con il Protocollo del 24 aprile. E Confartigianato Como non ci sta: “Oltre al danno la beffa – commenta il presidente Roberto Galli – perché gli imprenditori, già tartassati da moltissimi costi legati al Covid-19, rischiano anche di vedersi citare in giudizio dopo tutti gli sforzi sostenuti per lavorare in sicurezza. Parliamo di costi legati alla sorveglianza sanitaria e alla gestione della sicurezza, di spese e difficoltà per procurarsi i dpi, di costi sostenuti per agevolare i trasporti personali casa-lavoro dei propri dipendenti, per implementare lo smart working, per stipulare coperture assicurative RC per azienda e dipendenti. E ancora dei costi legati alle assenze e sostituzione di dipendenti, uniti a quelli per accedere ai finanziamenti bancari, per recuperare i crediti insoluti, per assicurarsi le materie prime con nuove modalità. Vogliamo aggiungere anche il rischio penale?”.

Il timore è ovviamente per le conseguenze penali: “Credo – prosegue Galli – che non possa essere attribuita all’imprenditore una responsabilità penale se questo ha messo in campo in azienda tutte le protezioni individuali e tutti gli accorgimenti richiesti dai vari Protocolli e svolga anche una azione di controllo. Come dimostrare che il virus sia stato contratto in azienda e non fuori? E come considerare la possibilità che ci possano essere dipendenti asintomatici?”

Domande alle quali il Decreto Rilancio, almeno così come è stato annunciato in attesa di correzioni ed ufficialità, sembra non aver dato risposta.

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