In un contesto generale ancora incerto e con le aziende timorose per l’instabilità di finanza e politica le certezze che arrivano dalle fiere sono ancor più importanti.
Una di queste è Denim Première Vision, uno dei punti più fermi nella strategia di The Creative Pole di GL Events: sede, espositori, esperti e buyers abituali ma non per questo immobili e analogie con gli altri eventi del gruppo per creare un collegamento tra fiere. L’edizione della scorsa settimana si inserisce quindi in un trend positivo, pur lasciando aperte le sperimentazioni.

“Ci sono fiere in cerca di una definizione – spiega Florence Rousson, presidente del consiglio di amministrazione di PV e direttore generale di The Creative Pole – e altre che stanno rinnovando i contenuti, come ad esempio Blossom, con la data di giugno e l’artigianato del lusso. Le tendenze sono un’altra cosa in comune tra le nostre fiere e proprio a Blossom lanceremo un’anticipazione su quello che si vedrà a settembre a PVP”.
Arrivate da una di queste novità, Première Vision Canada. Che impressioni avete avuto?
E’ stata una prima edizione durante la quale abbiamo lavorato con mmode ed è stata una collaborazione che ha funzionato, non si può fare da soli come tanti anni fa. I più di 2.ooo visitatori sono stati di livello. Ci interessava capire questo mercato medio e capirne i bisogni per adattare l’offerta. Anche lì abbiamo portato i talks e abbiamo coinvolto anche uno chef per parlare di creatività. Ci torneremo ad aprile 2026 perché abbiamo deciso di fare una sola edizione all’anno, senza creare troppi saloni e cannibalizzare così il calendario.
Cosa si può fare per rilanciare il settore?
Creare coesione europea, anche nei confronti delle decisioni del governo americano per i dazi. Creare quindi condizioni di partnership tra Paesi che dimostrino una unità di intenti che adesso pare proprio non esserci. E comunque le partnership o gli accorpamenti sono una delle strade da percorrere per rendere le aziende del tessile più forti; le piccole e medie imprese stanno soffrendo troppo.
Il ritorno nella data “storica” si avvicina. Che risposta avete ricevuto dopo questa scelta?
Abbiamo investito ancora nell’incoming e grazie alla copertura dei nostri otto uffici internazionali abbiamo potuto incontrare di persone gli imprenditori di diversi mercati, sia in Europa che in Asia e in America. Ci siamo mossi con i team locali, c’è stata partecipazione e ricevuto una visione globale del settore. Con gli espositori turchi, che a settembre avranno la loro Texhibition, abbiamo parlato e le date saranno distanti due settimane.
Che ci dobbiamo attendere dal salone parigino?
Ci sarà un rinnovamento dei contenuti, con tecnologia e innovazione da un lato e bellezza dall’altro. Abbiamo ripensato i forum, ai talk inviteremo anche esperti non necessariamente della moda ma anche di altri settori. E ritornerà anche qualche azienda italiana, sempre nell’ottica delle partnership necessarie tra realtà di diverse nazioni. Magari anche per avere anche una fiera in collaborazione, magari in una location diverse da Parigi, un giorno… Chissà.