Un’isola tricolore in mezzo ad un mare che rappresenta l’enorme mercato cinese ma anche la concorrenza sui mercati mondiali. L’Italian Fashion a Chic e’ una delle prime aree tematiche che si incontrano entrando nel padiglione 2, la porta di accesso ad un centro espositivo immenso, il National Exhibition and Convention Center di Shanghai, che dall’alto sembra un quadrifoglio nel quale solo un petalo e’ dedicato a Chic e ben tre e mezzo a Intertextile, che visiteremo domani.
“Pochi ma buoni” potrebbe essere il motto da adottare, soprattutto perche’, come ovvio e’ che sia, la scena e’ dominata dai padroni di casa, con aree divise in citta’ e regioni, da Whenzou a Xhiotang, ma anche la Corea, un paese che ci dicono essere molto amato da queste parti, dalla moda al cinema, che e’ ben presente, con una cinquantina di brand.
I quindici espositori italiani sono coordinati da Seint, che rappresenta Chic in Italia dal 1997: “La fiera sta un po’ cambiando – spiega Francesca Porto – perche’ fino a due anni fa si svolgeva a Pechino e soltanto a marzo. Dal 2014 siamo a Shanghai e questa e’ solo la seconda edizione di ottobre; normalmente quella di marzo e’ piu’ partecipata, questa autunnale deve ancora decollare del tutto, ma gli organizzatori stanno facendo una forte promozione e hanno raccolto molte adesioni online. Fino allo scorso anno abbiamo avuto il supporto costante di Ice, oltre a quello della Camera di Commercio di Macerata, sempre molto presente a supporto delle aziende marchigiane”.
Il marchigiano e’ in effetti il dialetto piu’ comune tra gli stand e dalle Marche arriva Filippo Capotondi di Cocompany, azienda che ha pero’ la propria
base operativa a Carpi e che per la prima volta e’ a Chic: “In realta’ – spiega – eravamo presenti una decina di anni fa ma il riscontro non fu esaltante e preferimmo rivolgerci ad altri mercati, come quello russo. Ora che li’ e’ arrivata la crisi cerchiamo nuove frontiere e quello cinese e’ un mercato in fermento”. Ma niente articoli specifici: “Noi facciamo maglieria in stile marinewear – conclude Capotondi – e qui, come per la Corea, adattiamo solo le taglie perche’ gli orientali hanno una vestibilita’ particolare”.
Veri e propri globetrotter della moda Marco e Michele Porfiri, figlio e padre, di Olimpia, azienda della provincia di Macerata: sulle mensole dello stand cappelli, sciarpe, scialli e un prodotto che sembra aver attirato subito l’attenzione dei visitatori. “E’ un poncho che produciamo noi in lana cotta – spiega Michele Porfiri – e’ molto identitario e qui sta piacendo molto”. Anche Olimpia aveva affrontato il mercato russo dal quale adesso deve fare marcia indietro: “Noi abbiamo fatte tante fiere – continuano i due imprendtori; dall’Ungheria quando non ci andava nessuno alla Polonia, dal Who’s Next a Parigi alla Spagna e a Mosca. Una sorta di diversificazione del rischio. Adesso siamo qua per la prima volta anche per la necessita’ di esplorare un mercato nuovo che ha tanti punti interrogativi, sia perche’ e’ ancora in espansione, sia perche’ per ora e’ andato bene per i grandi brand della moda, mentre per i prodotti piu’ da middle class potrebbe crearsi una nuova nicchia. In ogni caso la logica che ci ispira a partecipare a queste fiere e’ anche la conoscenza dei nuovi mercati e incontrare gli altri produttori, che e’ un fattore di crescita, anche culturale, per un’azienda come la nostra, che finora ha avuto il 70% del lavoro fatto per i grandi nomi del fashion”.