Bresciani: il Rinascimento della calza

C’è anche Lorenzo il Magnifico tra i protagonisti della nuova collezione di Bresciani, azienda bergamasca che rappresenta l’eccellenza nella calzetteria mondiale fin da 1970, anno della sua fondazione.
Nella nuova collezione presentata in occasione di Pitti Uomo a Firenze Bresciani presenta i filati più nobili (cachemire, vicuña e organzina di seta) che interpretano con ironia temi di attualità e le tendenze del nostro tempo.

Quanto mai attuale, per esempio, il ‘Breaking Sock’: la prima calza simbolicamente illustrata da un muro che si squarcia; un accessorio per il cammino verso la pacifica convivenza. Dopo l’inno d’Italia, l’incipit dei Promessi Sposi e il coro del Nabucco, con la tecnica dello jacquard lettering, esclusiva della maison, il calzificio Bresciani sceglie altri versi celeberrimi, quelli del ritornello del canto carnascialesco la Canzona di Bacco composto da Lorenzo il Magnifico, “Chi vuol esser lieto sia di doman non c’è certezza”, un inno alla positività e uno sprone a far tesoro delle proprie forze per sfidare i tempi non facili.

“La calza gioca con le idee, parla con le immagini – afferma Massimiliano Bresciani, presidente dell’azienda – e i clienti apprezzano questo ruolo che sta trasformando la calza in un accessorio sempre più di tendenza. Per quanto ci riguarda continuiamo a puntare su filati preziosi, sulle lavorazioni a jacquard, sulle micro e macro fantasie, sul colore”.

Bresciani segna risultati positivi anche sui prodotti che esulano dal core business della calzetteria: è stata infatti ampliata la produzione dell’intimo e sono state inserite nella collezione delle babbucce in cuoio e cashmere.

Per quanto riguarda i mercati, anche dopo i feedback dell’ultimo Pitti Uomo, lo sbocco di vendita più importante resta l’America. La Russia era un mercato assolutamente centrale, ma dopo l’anno scorso Bresciani è ancora in attesa di risposte esaustive sul futuro prossimo. In fase di miglioramento l’Italia e l’Europa. “Fa piacere tornare a vendere in Italia – commenta Bresciani – dopo anni in cui abbiamo esportato il 90% della produzione. Abbiamo rivisto la rete commerciale in Italia e cominciamo a incassare qualche risultato. Tutto sommato il 2016 è stato un anno difficile: gli attentati di Parigi e Bruxelles, la Brexit e la svalutazione della sterlina hanno frenato le vendite, la nuova presidenza americana ci tiene ancora in stand by. Ma il nostro marchio è cresciuto del 25%, ma abbiamo dovuto registrare dei cali per alcuni marchi esterni per cui produciamo, alla fine il fatturato è in pareggio”.

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