Non ci sono confini per le richieste di aiuto che arrivano dalle associazioni di categoria dopo l’ennesimo allarme legato alle bollette.
Confindustria Varese richiama ancora scenari choc: “Siamo sulla soglia di un baratro, sono troppe le imprese che rischiano il blocco della produzione – dice il presidente Roberto Grassi – e rischiamo una crisi industriale senza precedenti. Ci appelliamo al senso di responsabilità di tutte le forze politiche e alle indiscusse capacità del Presidente del Consiglio. Bisogna agire subito o le conseguenze sociali saranno devastanti”.
L’appello arriva fino all’Unione Europea: “Ne continuiamo a fare da inizio anno – conclude Grassi – e le imprese faticano a capire l’immobilismo di fronte alle bollette. Forse non ci si rende conto delle ripercussioni che stanno per concretizzarsi e si spera sempre nelle illimitate capacità di reazione del sistema imprenditoriale. Ma questa volta il quadro è completamente diverso. Siamo impotenti, occorrono interventi urgenti per garantire la tenuta industriale del Paese e dei suoi territori più manifatturieri come Varese”.
Parlando di numeri: ci sono tintorie tessili che pagavano a luglio di un anno fa bollette di energia elettrica di 47mila euro e di gas di 52mila e che a luglio di quest’anno hanno affrontato livelli, rispettivamente di 166mila e 266mila euro.
E l’andamento della Cassa Integrazione Straordinaria nel Varesotto è in forte aumento: secondo i dati Inps elaborati dall’Ufficio Studi Univa tra gennaio e luglio si è assistito ad un incremento delle ore autorizzate del +366% rispetto allo stesso periodo del 2021.
Grassi fa anche l’elenco delle proposte per gli interventi di urgenza: immediata introduzione del tetto del gas a livello europeo; sospensione temporanea del sistema delle autorizzazioni ETS (per le emissioni di gas serra); destinazione all’industria della quota di energia di produzione nazionale (anche da fonti rinnovabili) a prezzo calmierato; riformare o comunque sospendere l’attuale meccanismo della formazione del prezzo dell’elettricità sganciandolo dalle quotazioni del gas.
E per Grassi serve anche una politica energetica di lungo periodo, “perché il mondo dell’energia ormai non è più quello di prima e questa situazione durerà anni” e dunque spazio all’aumento della produzione nazionale di gas, a un ripensamento del Paese sul nucleare pulito e basta ostacoli ai rigassificatori.
Parla di tsunami invece il presidente di Cna Toscana Centro Claudio Bettazzi: “I rincari in bolletta ormai sfiorano il 300%, e siamo strangolati dalla spinta inflazionistica che questo comporta su materie prime, forniture, occupazione. Vediamo avanzare un rischio concreto di collasso del nostro sistema produttivo se non saranno adottati provvedimenti urgenti e date risposte immediate dalla politica”.
Come sottolinea Bettazzi ci sono “tessiture, orditure e lavanderie che, per arginare almeno in parte i costi in bolletta, già stanno ragionando sulla rimodulazione degli orari di lavoro, sulla riprogrammazione dei turni, e persino sulla sospensione dell’attività in attesa di vedere segnali concreti dalla politica”.
Per Cna Toscana Centro i rincari non riflettono solo questioni congiunturali e di carattere geopolitico ma scontano anche tutti i ritardi di un Paese che non ha saputo creare fonti autonome di approvvigionamento e tutte le le incertezze che hanno caratterizzato l’approccio su alcuni temi strategici per il settore energetico nazionale.
Anche Cna Toscana Centro e Cna nazionale hanno già avanzato le loro proposte: favorire la transizione ecologica, incentivare l’installazione di impianti fotovoltaici sui capannoni per l’autoconsumo, stabilizzare gli econobonus per la riqualificazione energetica degli immobili. Oltre a investimenti sulle infrastrutture.
“Assisteremo – conclude Bettazzi – ad un autunno pesantissimo per le aziende, con nuovi aumenti di costi energetici e spinte inflazionistiche insostenibili. Per questo sarebbe opportuna, all’interno della filiera, una maggior sensibilizzazione sulla ripartizione dei costi”.
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