Ogni giorno di guerra è un ulteriore passo verso una grave crisi per le industrie italiane, penalizzate dall’insostenibile aumento del prezzo del gas.
La bolletta energetica è ormai l’incubo di ogni imprenditore e quello che fino a poche settimane fa sembrava più una minaccia, quasi scaramantica, adesso è una concreta possibilità: meglio stare chiusi che lavorare a perdita.
Confindustria Toscana Nord ha fatto l’ennesima valutazione dei rincari ed il quadro è molto serio: per il gas metano, dopo 1,20 euro al metro cubo di dicembre, gli 0,91 e 0,86 euro a gennaio e febbraio, a marzo l’impennata è arrivata a 2,10 euro, dopo quotazioni che hanno avuto punte anche di 3,50 euro.
Ancora superiori le proiezioni per aprile (2,45 euro al metro cubo) con un modesto arretramento nei mesi successivi, per quanto l’auspicata cessazione della crisi internazionale potrebbe rendere meno severa l’evoluzione delle quotazioni.
Negli ultimi due anni, fino a settembre 2021, le imprese hanno pagato mediamente il gas 0,20 euro al metro cubo, mentre il prezzo storico degli ultimi 15 anni nei contratti a prezzo fisso è variato da 0,14 a 0,35 euro.
Per quanto riguarda l’energia elettrica dopo i già elevati 240 euro al megawattora a gennaio e 200 euro a febbraio si è arrivati a valori medi intorno ai 400 euro, a fronte di un costo medio nel decennio 2011-2020 di 56,4 euro. In più ci sono i costi del petrolio e del gasolio per autotrazione.
“Per il tessile pratese la situazione è molto seria – spiega la vicepresidente di CTN Fabia Romagnoli – perché il settore ha una connotazione fortemente energivora e, nelle fasi di tintoria e rifinizione, anche gasivora. Gli incrementi vanno spesso a gravare su equilibri di bilancio già di per sé non facili, caratterizzati da criticità sul fronte dei margini. Occorrono provvedimenti sia immediati che a più lungo termine. Valgono per le aziende di Prato, tessili ma anche di altri settori, le considerazioni che il sistema Confindustria sta facendo e che sta sottoponendo al Governo nazionale: la transizione ecologica diventa sul piano energetico ancor più cruciale ma dobbiamo essere consapevoli che per realizzarla potrebbero occorrere più tempo e più risorse. Tutta questa materia va ripensata alla luce di quanto sta avvenendo e degli effetti diretti e indiretti sulle imprese”.
Nel territorio Lucca-Pistoia-Prato le imprese definite “energivore” sono 2.343 con 22.314 addetti. Nel tessile è energivoro il 76% delle imprese.