Nettezza urbana

CTN lancia l’allarme Tari

I sensibili aumenti della Tari che si prospettano in molti comuni dell’area Lucca-Pistoia-Prato è un altro dei tasti dolenti affrontati dalle associazioni di categoria in questa prima parte di 2025.

Le imprese infatti devono pagare la tassa in aggiunta ai costi sostenuti per smaltire i rifiuti speciali generati dalle aree produttive; gli aumenti, quindi, impattano anche sulle aziende che, in Toscana, affrontano la carenza di impianti finali di smaltimento dei rifiuti.

“Mancano – precisa il presidente di Confindustria Toscana Nord Daniele Matteini – soprattutto gli impianti che dovrebbero chiudere il ciclo di vita dei materiali non riciclabili o comunque non riciclati, cioè i termovalorizzatori o altre tipologie di impianti che segnino la chiusura del ciclo dell’economia circolare perché ciò che non può essere recuperato come materia va recuperato come energia attraverso impianti di prossimità, che limitino i trasferimenti. Come Confindustria Toscana lamentiamo da anni il perdurare di questa situazione. Noi tutti, cittadini e imprese della Toscana, paghiamo salato lo smaltimento dei nostri rifiuti presso impianti di altre regioni e nazioni che con quel materiale producono energia. Energia che sarebbe tanto utile anche a noi: il danno e la beffa”.

La tendenza generale in Italia è che nelle regioni settentrionali, dove esiste una ricca dotazione di impianti di smaltimento, i costi sono meno ingenti, mentre accade il contrario nelle regioni centrali, fra cui la Toscana, e meridionali.

Il Piano rifiuti della Regione Toscana prevede nei prossimi anni necessità di smaltimento più contenute in conseguenza di una crescente percentuale di riciclo, a sua volta derivante anche da un potenziamento della raccolta differenziata. “Ma sono conti che tecnicamente non tornano” dice ancora Matteini.

Per le norme europee non più del 10% dei rifiuti deve andare in discarica; del restante 90% in tutta Europa si tende a recuperare materia per il 65% e a termovalorizzare per il 25%. Per la percentuale di termovalorizzazione l’Italia è al 22%, media alimentata soprattutto dalle regioni di oltre Appennino; in Toscana è intorno al 10%, per cui per rientrare nei canoni occorrerebbe un riciclo all’80% dei rifiuti prodotti in regione, percentuale che per molti materiali è tecnicamente irraggiungibile. “Lo stesso piano – prosegue CTN – dice di arrivare al 65% di riciclo nel 2030; aggiunto il 10% che potrà continuare ad andare in discarica, l’ulteriore 25% da termovalorizzare o comunque da smaltire avrà una sorte di cui il Piano non parla”.

“Le delibere comunali di aumento della Tari già realizzate o in via di definizione – conclude la vicepresidente di Confindustria Toscana Nord Fabia Romagnoli – sono la conseguenza immediata di adeguamenti probabilmente inevitabili, ma in un contesto caratterizzato da una carenza impiantistica non coerente né con le esigenze di cittadini e imprese. L’auspicio è che il progetto della nostra associazione di sinergie pubblico-private per la realizzazione di impianti per i rifiuti urbani e speciali incontri l’interesse che riteniamo meriti. Ma siamo aperti anche a soluzioni diverse, purché realistiche ed efficaci. Nel pratese Tari e rifiuti significano anche evasione massiccia e sacchi neri sparsi nell’ambiente: entrambi fenomeni da combattere energicamente sia fra i cittadini che fra le imprese”.

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Matteo Grazzini
Matteo Grazzini