La ricognizione di Confindustria Toscana Nord sulle filature cardate ha messo in mostra un rallentamento della contrazione del numero di impianti ma anche un cambiamento del profilo del comparto.
A distanza da otto anni dall’ultimo censimento e in piena pandemia Confindustria Toscana Nord ha fatto una mappatura delle filature cardate del distretto pratese: “Quando si parla di anelli fragili del sistema produttivo – spiega il presidente della sezione Sistema Moda di Confindustria Toscana Nord Maurizio Sarti – le filature cardate sono fra i primi pensieri di tutti noi, anche perché la lana riciclata passa dalla cardatura. Dopo la pandemia ci sarà una più forte rilevanza per i prodotti tessili ecosostenibili e probabilmente anche una crescente attenzione per le filiere corte, che danno maggiori garanzie dal punto di vista logistico. Tutto questo potrebbe aprire per il cardato riciclato e per la relativa filiera produttiva uno scenario di opportunità maggiori che in passato. Per Prato sarebbe una prospettiva positiva”.
Dopo la caduta iniziata negli anni ’90 e divenuta verticale dopo il 2002 il numero di filature sta diminuendo: gli impianti sono passati dai 91 del 2013 ai 69 censiti al 31 dicembre 2020; gli addetti sono attualmente 978. Il 16% dei titolari e il 23% dei lavoratori hanno un’età avanzata. Interessante anche il dato positivo relativo all’export di prodotti tessili di lana cardata: se i volumi tendono complessivamente alla diminuzione, non è così per i valori, che – condizionati anche dall’incremento dei prezzi delle materie prime – nell’ultimo decennio sono rimasti stabili o in leggero incremento per i tessuti, mentre per i filati (che hanno tenuto molto di più anche in termini quantitativi) si registra un incremento consistente.
Significativo anche il dato dello status delle imprese di filatura cardata all’interno della filiera: risulta che i due terzi del totale sono imprese conto terzi a tutti gli effetti, mentre il restante terzo è controllato da aziende con diretto contatto con i mercati e lavora per esse del tutto o in parte. Dal rapporto si conferma anche la posizione di testa dell’Italia nel contesto mondiale dell’export di tessuti cardati (43% in valore, 35% in peso; la seconda è la Cina con rispettivamente 12% e 22%-dati Comtrade) e, nell’ambito dell’Italia, del quasi monopolio del distretto pratese.
Per la mappatura è stato determinante il contributo giunto dalle stesse aziende, in particolare dagli imprenditori Lido Macchioni Montini e Guido Pagliai che rappresentano il comparto nel gruppo Nobilitazione e lavorazioni tessili della sezione Sistema moda di Confindustria Toscana Nord.
“Prima il cardato rigenerato era quasi disprezzato – commenta Lido Macchioni Montini – ma oggi è sugli scudi come fibra tessile sostenibile per eccellenza. Un’opportunità di mercato importante, questa, che Prato rischia di non riuscire a cogliere pienamente proprio a causa del progressivo impoverimento della capacità produttiva delle filature. Ormai siamo all’osso: difficilmente il sistema potrebbe tollerare una ulteriore importante riduzione, eppure anche in questi giorni si assiste allo smantellamento di impianti. La strada battuta da alcune aziende produttrici, che hanno acquisito il controllo di attività di filatura cardata, merita la massima attenzione. Però bisogna fare presto, molto presto. Un buon 20% delle filature attualmente ancora attive è ad alto rischio di chiusura e stiamo perdendo professionalità qualificate”.