Note positive: c’è più movimento che a dicembre, le aziende non mollano il mercato inglese e l’atmosfera non è compromessa dal pessimismo. Note negative: i grandi negozi inglesi continuano a fare fatica e alcuni ormai hanno preso la strada dell’Oriente per le forniture più cospicue.
Si possono riassumere così i due giorni di Texpremium, con il secondo ancora in svolgimento al Business Design Centre di Islington: una fiera in cui l’affluenza non è mai stata un fattore di giudizio quanto invece la qualità di chi arriva allo spazio espositivo per vedere le collezioni degli espositori che, in stragrande maggioranza, sono italiani.
I termometri sono più o meno sempre gli stessi, espositori storici presenti da sempre, ma anche qualcuno arrivato da poche edizioni, ed il responso è lo stesso: il mercato britannico è malaticcio, ma non sta peggio di tutti gli altri in giro per il mondo.
“Qui in molti stanno chiudendo – dice Riccardo Gorone di Leathertex, reduce da una Preco parigina con ordini stabili ma meno affluenza – ed anche le linee donna, che dovrebbero sostenere tutto, stanno faticando. Però i clienti che già avevamo sono venuti e devo dire che abbiamo portato la collezione adatta alle richieste, che si sono spostate su prodotti più materici, con floccati, goffrati, volumi, trapunte, quindi direi che a questa edizione è stata cercata più la qualità”.
Una tesi confermata anche da Massimo Grazzini, rappresentante per Fratelli Balli e Nello Gori: “Un po’ di gente è venuta – dice – ma lavoriamo soprattutto per appuntamento e quindi sapevamo già i numeri. Prima questo era un mercato con ordini molto importanti, ma da quando i clienti si sono spostati su Cina e Turchia sono rimasti solo quelli legati al luxury; quello che c’è di buono è che questo non rende Texpremium una fiera in cui scannarsi per i prezzi, che non sono la prima discriminante per chi viene qui. E’ molto più richiesta la qualità”.
Giornate nel complesso soddisfacenti anche ai desk di Manifattura Tessile Pierozzi ed Iluna, dove Furio Annovazzi conferma che “è andata meglio questa edizione che quella di dicembre” mantenendo anche l’ottimismo di sempre: “Prima o poi i consumi ripartiranno – dice – anche se i grandi buyer inglesi sono andati a Oriente e giganti come Mark & Spencer sono in crisi. Per noi questo mercato non è prioritario e quindi incontrare i 3-4 clienti con i quali avevamo appuntamento è stato comunque importante”.
Chiusura con Laura Clerici di Teseo che, dopo il debutto di dicembre, ha confermato la presenza: “In questo momento difficile – dice – cerchiamo di essere ovunque. Questa fiera ha una formula snella e cn costi accettabili, quindi siamo tornati volentieri”.
“Gli espositori – conferma ridendo l’organizzatore John Kelley – spendono più per il viaggio che per esporre. Quella dei costi è una politica che portiamo avanti da sempre e la manteniamo nonostante le difficoltà. Per dicembre abbiamo nuova data e nuova location; vediamo se sarà una scelta definitiva, dobbiamo capire la disponibilità degli spazi qui al BDC. Il momento è duro per tutti, in qualsiasi nazione, ma noi andiamo avanti: resta difficile convincere a venire le aziende biellesi, mentre in uscita è sempre più dura per i brand inglesi mandare i commerciali a Milano e Parigi, quindi questa è la fiera adatta per incontrarsi”.
Meno novità invece per The London Textile Fair: “Restiamo al Business Design Centre, in una data, a inizio settembre, che per questo mercato va bene”.