Si chiama “La ragione nelle mani” la mostra di Stefano Boccalini alla Maison Tavel/Musée d’Art et d’Histoire di Ginevra in programma fino al 27 giugno.
Un’esposizione nata in collaborazione con quattro artigiani della Valle Camonica: la Comunità Montana della zona e Boccalini, col partner Art for the World Europa, sono infatti i vincitori del bando Italian Council, programma a supporto dell’arte contemporanea italiana nel mondo promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.
La mostra è curata da Adelina von Fürstenberg ed è la prima di una serie di iniziative che fanno capo all’omonimo progetto, che in Italia ha come partner culturali la Fondazione Pistoletto, l’Accademia di Belle Arti di Bologna, il Museo Arte Gallarate e GAMeC Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, alla quale andrà l’opera ideata da Boccalini, composta da vari manufatti.
Dall’incontro tra Boccalini e la Valle Camonica è nata l’idea di realizzare un Centro di Comunità per l’Arte e l’Artigianato della Montagna, Ca’Mon, che avrà sede a Monno.
La ragione nelle mani espone manufatti realizzati in Valle Camonica da quattro artigiani affiancati ognuno da due giovani apprendisti, tutti selezionati attraverso un bando pubblico, promosso dalla Comunità Montana e rivolto ai giovani della valle interessati a confrontarsi con pratiche artigianali appartenenti alla tradizione camuna: tra questi la tessitura dei pezzotti.
La mostra ha preso il via con un laboratorio che ha coinvolto tutti i bambini di Monno, cui è stato raccontato il significato di circa cento parole intraducibili che sono presenti in molte lingue, intraducibili perché non hanno corrispettivi nelle altre lingue e che possono essere solamente spiegate. Insieme ai bambini sono state scelte circa venti parole che identificano il rapporto tra uomo e natura e tra gli esseri umani. Le parole sono infine state sottoposte agli artigiani per capire quali potessero essere le più adatte a essere trasformate dalle loro sapienti mani in manufatti artistici. Ne sono state scelte nove che sono diventate il materiale su cui gli artigiani hanno lavorato con gli apprendisti.
L’opera si compone tra l’altro di un ricamo bianco su bianco a “punto intaglio” con tre parole, montato come un quadro e tre pezzotti, tappeti fatti con tessuti lavorati a telaio manuale, ciascuno dei quali riproduce una parola.