Dopo il primo giorno di incontri e affari alla London Textile Fair si disegna un quadro della fiera un po’ diverso da quello abituale. Sarà un po’ di suggestione per la Brexit, che comunque ancora non si è manifestata in alcun modo, sarà per il passaggio generazionale tra il mercato basato su tatto e osservazione e quello che si è aperto al digitale ed ai like su Instagram ma la percezione degli espositori è variegata come non mai.
L’affluenza del primo giorno è stata buona, sia pure senza fiumane di persone che comunque non sono tipiche del salone londinese. Lo confermano al desk di Tessitura Vignetta, per la terza volta presente a Londra: “Rispetto al solito – dicono – c’è stata più affluenza a macchia di leopardo, con pause di qualche ora e poi 4-5 clienti tutti insieme. E’ comunque un’edizione interessante anche per noi, che siamo su questo mercato da poco tempo e che vogliamo trovare ulteriori clienti. E poi è il primo step dell’anno, quello in cui i clienti ancora non sanno bene cosa vogliono e vengono qui per avere una visione generale delle collezioni”.
Sorpreso positivamente Stefano Guarducci del Lanificio Europa: “Siamo tornati alla London Fair – spiega – dopo alcuni anni, nei quali abbiamo provato anche Texfusion. Questo ci sembra un contenitore più adatto per il nostro prodotto perché abbiamo articoli in lurex, non abbiamo la lana e quindi cerchiamo determinate tipologie di clienti, soprattutto di quelli che fanno cose di fascia più alta. Per noi anni fa questo era tra i mercati principali, ora non lo è a livello numerico ma già trovare 10-15 clienti è importante, soprattutto se, come successo, vengono nomi di rilievo che magari non vedo neanche a Parigi”.
“Sui numeri con ci possiamo lamentare – dice invece Luca Saccenti di Faisa, uno dei nomi storici della fiera di Londra – e neppure della qualità ma è chiaro che anche il mercato britannico sta cambiando, come dimostra la grande presenza di aziende turche. Il fattore prezzo sta diventando determinante, la direzione intrapresa è chiara ed è difficile anche attuare delle contromosse efficaci, soprattutto sulle collezioni estive. Ma a Londra devi esserci, perchè comunque è un’opportunità per incontrare una quarantina di persone in due giorni”.
Poi una considerazione sulle tempistiche: “In passato – conclude Saccenti – questa era l’apertura e serviva per capire orientamenti e variazioni per le collezioni. Ora tutta questa corsa agli anticipi ha confuso tutto, l’estivo si mescola con l’invernale, i gandi gruppi fanno quattro collezioni all’anno. Con questa fobia dell’anticipo alla fine ci siamo quasi mangiati un anno tornando al punto di partenza pre-anticipi”.