La camicia di Ferré debutta a Phoenix

Dopo i successi presso il Museo del Tessuto di Prato e Palazzo Reale di Milano, la mostra realizzata dalla Fondazione Gianfranco Ferré e dalla Fondazione Museo del Tessuto sul capo iconico del grande stilista italiano oggi apre al pubblico al Phoenix Art Museum in Arizona.

“The White shirt According to me. Gianfranco Ferré” – questo il titolo in inglese dell’evento – rimarrà aperta al pubblico fino al 6 marzo 2016 nella più prestigiosa delle realtà museali del Sud Ovest degli Stati Uniti, che l’ha scelta per celebrare i suoi primi cinquanta anni di attività e per rilanciare le attività del Dipartimento di Moda, anche alla luce del crescente interesse per il settore che si sta sviluppando in tutto lo Stato.

L’allestimento della mostra negli ampi spazi della Steele Gallery ha ripercorso con rigore filologico quello realizzato per le edizioni precedenti, con le 27 camicie presentate su supporti quasi invisibili e valorizzate da un’illuminazione che le fa apparire come sculture in tessuto.

In un’altra area del Museo, la Ellman Fashion Design Gallery, la Fondazione Ferré ha inoltre allestito un racconto del percorso creativo di Gianfranco Ferré, esponendo un’ ampia selezione di immagini, oltre 100 disegni tecnici, bozzetti ed abiti di Alta Moda e Pret à Porter.

Grande la soddisfazione dello staff del Museo del Tessuto, che ha partecipato ai lavori di allestimento delle opere e all’inaugurazione dell’evento con la conservatrice del Museo del Tessuto Daniela Degl’Innocenti, accompagnata dalla restauratrice Azelia Lombardi, socia del consorzio di restauratrici interno al Museo La Tela di Penelope.

“Siamo molto soddisfatti del successo che la mostra su Gianfranco Ferré che abbiamo progettato realizzato assieme alla Fondazione Ferré continua a riscuotere” – dichiara il Presidente della Fondazione Museo del Tessuto Francesco Marini – “e siamo ancora una volta grati alla Fondazione Ferré per averci scelto come partner per questo difficile ed entusiasmate progetto. E’ stupefacente vedere come l’allestimento creato si sia potuto adattare meravigliosamente agli ambienti di archeologia industriale del nostro Museo, a quelli poetici e carichi di storia di Palazzo Reale a Milano e alle sale contemporanee del Museo di Phoenix”.

Condividi articolo