Dopo i i primi sette mesi del 2022 assai positivi la moda italiana si avvia alla chiusura dell’anno con i primi segnali di difficoltà e incertezza.
Fino a luglio la moda maschile italiana ha avuto buone performance sui mercati esteri, come nel 2021. L’export ha messo a segno un incremento del 6%, per un totale di circa 4,1 miliardi di euro, mentre l’import ha registrato un aumento a doppia cifra del 28,6%, passando a 3,3 miliardi di euro.
Sia le aree UE sia quelle extra-UE sono state favorevoli (rispettivamente +7,7% e +4,7%), con l’Europa che copre il 45,8% dell’export totale; in senso inverso dalla UE proviene il 41,8% della moda maschile in ingresso in Italia.
La prima destinazione è la Svizzera (+2,7%), seguono Francia e Germania; salgono al quarto posto gli Stati Uniti (+46,7%), stabile al quinto il Regno Unito (-0,4%). Cala invece la Cina (-12,6%). A chiudere la top ten la Spagna, i Paesi Bassi, la Corea del Sud, il Giappone.
A livello di prodotti c’è stata un’ottima performance della camiceria (+38,6%) ma sono in positivo anche cravatte (+28,9%), abbigliamento in pelle (+24,5%) e maglieria (+23,9%). Cala l’export di abbigliamento confezionato (-16,3%).
Con molta probabilità i dati cambieranno nell’analisi degli ultimi cinque mesi: passata la fase emergenziale della pandemia, i timori maggiori riguardano la pressione sui costi, in termini di energia, il conflitto russo-ucraino e un rallentamento della domanda dovuto a un clima di maggior incertezza.
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