Il presidente dei trasportatori CTN

La nuova crisi di Suez preoccupa gli spedizionieri

Il clima di guerra, riflesso di quella in atto da più di cento giorni tra Israele e Hamas, che si respira all’accesso del Canale di Suez preoccupa gli spedizionieri e, di conseguenza, tutti gli addetti ai lavori anche nel tessile-abbigliamento.

“La crisi israelo-palestinese – dice Federico Albini (nella foto) presidente della sezione trasporti e logistica di Confindustria Toscana Nord – rischia di diventare molto più vicina a noi di quanto non possiamo immaginare: da operatore e rappresentante del settore sono preoccupato per le conseguenze che, in un tempo non preventivabile ma che potrebbe essere anche breve, potrebbe avere sui traffici marittimi, limitati, inibiti e comunque resi più pericolosi. Il 40% dell’import export italiano navale passa da Suez”.

L’alternativa, ovvero circumnavigare l’Africa passando dal Capo di Buona Speranza secondo il Centro Studi Fedespedi costa, per il solo carburante, fra i 650.000 e un milione di dollari, e potrebbe diventare una scelta obbligata.

“Cercheremo – conclude Albini – di organizzare al meglio la catena logistica, puntando su vie di approvvigionamento alternative e sull’ampliamento delle riserve a magazzino. Come durante la pandemia, come imprese di trasporto e di spedizione saremo partner del nostro sistema produttivo ed a suo fianco, pur in una situazione che dovremo gestire in attesa che venga superata dai Governi del mondo”.

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