Le tre vie di SMI per risollevare il tessile-abbigliamento italiano

Le tre vie di SMI per risollevare il tessile-abbigliamento italiano

E’ diviso in tre parti il percorso che Sistema Moda Italia ha individuato per il rilancio della filiera del tessile-abbigliamento italiano. Emergenza, strategia e innovazione le direzioni che, secondo SMI, deve prendere il settore con l’aiuto delle istituzioni.

Il dossier per il rilancio è stato inviato a più ministeri nella speranza di avere una risposta veloce, per poter programmare una ripartenza resa ancora più necessaria dopo l’analisi dei numeri in una situazione di grande difficoltà.

Lo scenario presentato dal presidente di SMI Marino Vago è infatti decisamente preoccupante, con gli effetti della pandemia che si faranno sentire, se non ci saranno correttivi, fino a tutto il 2023, quando comunque gran parte di fatturato e posti di lavoro saranno in indice negativo, con un forte ridimensionamento produttivo ed occupazionale.

La filiera del Tessile-Abbigliamento ha perso nel corso del 2020 il 23,7% del fatturato rispetto al 2019, cioè 13,3 miliardi di euro. Anche il primo semestre del 2021 sarà negativo, con poche speranze di miglioramento anche per i mesi da luglio a dicembre. Questo ha spinto l’associazione a realizzare un dossier, con proposte concrete e attivabili in tempi rapidi per interventi finalizzati al mantenimento ed alla crescita della filiera.

SMI si è avvalsa dell’analisi econometrica sull’andamento del settore realizzata dalla Divisione Ricerca Applicata e Advisory della Business School dell’Università Carlo Cattaneo LIUC e del contributo di Luca Bettale, di Long Term Partners.

Senza alcun intervento strutturale nell’arco dei prossimi tre anni il settore registrerà una perdita di fatturato rispetto ai dati 2019 di circa 9 miliardi di euro, la chiusura di circa 6.500 imprese (il 15%) con la perdita di circa 70mila posti di lavoro (il 17,8%).

La strategia di intervento è stata concepita su tre livelli operativi e con investimenti complessivi per circa 8 miliardi di euro: all’inizio sono previsti interventi di emergenza (salvaguardare le professionalità, agevolare i processi di ristrutturazione, consentire di affrontare il tema sociale delle uscite dal lavoro e quello delle entrate di nuove professionalità richieste dal settore).

Poi gli interventi strategici di medio periodo per la messa in atto degli effetti relativi agli ambiti della circolarità, innovazione creativa, digitalizzazione e recupero di competitività settoriale (previsti stanziamenti per quattro).

Infine il lungo periodo, in rafforzamento e completamento delle misure previste nella fase precedente: promozione, formazione e riqualificazione delle risorse umane. “Essenziali per la riuscita del piano – ha detto Vago – sono i tempi di attivazione. La tempestività e la puntualità faranno la differenza per il futuro delle imprese e dei lavoratori del settore”.

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