L’indagine svolta da Camera di Commercio e Unione industriale porta una ventata di ottimismo in questa calda estate: è vero che il numero delle imprese è calato, ma questo pare un andamento fisiologico, condiviso dalle altre province piemontesi, che non inquina gli altri segnali incoraggianti. Primo fra tutti la ripresa dell’export per i settori tradizionali del territorio.
La popolazione della provincia di Biella è ancora scesa arrivando a toccare quota 178.551, con 73 mila lavoratori e un tasso di occupazione del 65% nella fascia 15-64 anni; il livello di disoccupazione è invece del 7,9%, più basso del Piemonte (9,3%) e dell’Italia (11,7%). Se nel 2006 le imprese erano 20.661, in 10 anni sono scese a 18.281. Più del 50% sono ditte individuali quindi più esposte a rischi. Di queste 5.357 sono artigiane, 298 cooperative mentre le imprese degli under 35 sono 1.428.
Uno sguardo più approfondito ai numeri mette in evidenza i settori dove la crisi ha colpito: il più penalizzato è il comparto edile mentre l’unica nota veramente positiva giunge dal turismo. Se il 2008 si può considerare l’annus horribilis dell’industria biellese, nel 2013 la produzione manifatturiera ha recuperato la stabilità. È l’export che ha determinato l’inversione di tendenza con una crescita che nel 2016 ha toccato 1.760 milioni segnando un più 4.1% sul 2015 (Ue e Asia i principali mercati di sbocco).
“E’ la manifattura tessile a pesare di più con un 61% – spiega Rocco Casella, responsabile servizio ricerca economica di Camera di Commercio – a Biella oltre un quarto ricchezza prodotta è rappresentata dall’industria”.
L’occupazione è stabile e anche gli altri indicatori non mostrano flessioni rilevanti. “Dobbiamo darci un’immagine positiva – ha concluso il vicepresidente Uib con delega al’economia d’impresa Emanuele Scribanti – I dati confermano che il territorio sta reagendo. Grazie all’inclusione del Biellese nell’elenco delle “Aree di crisi industriale non complessa” e al programma “Industria 4.0” varato dal governo, gli imprenditori sono tornati a investire in modo consistente. Nei primi tre mesi dell’anno le esportazioni sono cresciute del 12,7% rispetto all’anno precedente, mentre il dato nazionale si attesta al +9,9%”.