Macrolotto Prato

Luci e ombre di un'indagine su cui riflettere

La grande crisi finita e che ha lasciato sulla sua strada molte vittime, un distretto ancora non unito, una convivenza con l’imprenditoria cinese tutt’altro che ben avviata, un ridimensionamento in fase di stabilizzazione e numeri che comunque fanno di Prato una realtà ancora forte.

Questi in sintesi lati negativi e positivi della mappatura della filiera pratese, frutto di un lavoro congiunto tra Camera di Commercio di Prato, Confartigianato, Cna e Unione Industriale Pratese, realizzata con il contributo del Progetto Prato della Regione Toscana e presentata alla Camera di Commercio per farne motivo di spunto e riflessione con le istituzioni e gli addetti ai lavori. Con l’indagine che ha raggiunto quasi tutto il distretto (80% delle imprese) e la filiera (mancano solo  ritorciture, servizi ausiliari e tessuti tecnici) ci sono i quadri di filatura, tessitura, nobilitazione, lanifici e produttori di filati.

Fino ad oggi sono state 700 le aziende intervistate con i questionari che hanno toccato i temi più diversi e sono emerse alcune criticità che possono essere ritenute “trasversali” di tutti i comparti.

“L’obiettivo di questo lavoro era fare un quadro della situazione che fosse attendibile e chiaro e ci permettesse di elaborare politiche condivise – ha commentato Luca Giusti, presidente della Camera di Commercio di Prato – Il nostro è un distretto vitale che ha ancora molto da dare”.

“Resto convinto che il tessile rappresenti il perno della nostra economia – ha detto il sindaco Matteo Biffoni – Dobbiamo impegnarci per cercare di semplificare la vita delle aziende, alleggerire la burocrazia, stabilire tempi certi. E’ il miglior aiuto per chi vuole fare impresa”.

“Il ruolo delle istituzioni – ha commentato Stefano Ciuoffo, pratese, neo assessore regionale allo sviluppo economico – è quello di garantire parità di condizioni, infrastrutture sicurezza, mettere tutti a parità nel momento in cui affrontano processi faticosi di competizione sui mercati.  Sicuramente individueremo delle risorse da destinare ai processi di informatizzazione, uno degli strumenti di competizione sui quali siamo più arretrati. La stagionalità è effettivamente un peso per le aziende, la soluzione potrebbero essere le aggregazioni, che vanno sollecitate”.

Il nostro è un distretto vitale che ha ancora molto da dare

“Informazione e consapevolezza: sono questi gli obiettivi con i quali abbiamo portato avanti il lavoro di mappatura – ha spiegato Moreno Vignolini, responsabile del gruppo di lavoro – Questo che presentiamo è un punto di partenza per avviare una riflessione approfondita, il lavoro del gruppo proseguirà anche nei prossimi mesi”.

La prima domanda emersa è se la formula organizzativa del distretto è ancora attuale. La risposta è stata più no che sì e quindi il dibattito si è spostato, una volta ancora, sulla necessità di fare squadra, cosa che ai pratesi non riesce molto bene, soprattutto in confronto con altri distretti italiani, anche perché da sempre a Prato la concorrenza è soprattutto interna e quindi i primi da cui guardarsi sono proprio i “colleghi” e gli amici.

In più a disturbare ci sono nuovi metodi di lavoro (programmazione carente, tempistica, servizi, stagionalità, frammentazione degli ordini) non ancora ben recepiti dal sistema pratese. Poi c’è l’età media degli imprenditori (dai 52 anni dei tessitori ai 56 dei filatori) e la mancanza di ricambio generazionale sua sul versante imprenditoriale che su quello professionale.

“Il nostro modello organizzativo deve essere pensato per il prodotto che facciamo, è difficile avere una ricetta che valga per tutti – ha commentato Andrea Cavicchi, presidente dell’Unione Industriale Pratese – Siamo disponibili al confronto, questo lavoro è il frutto di un importante lavoro di squadra che proseguiremo per elaborare delle proposte concrete, che però non siano calate dall’alto ma a misura delle nostre imprese”.

“Sono d’accordo sulla necessità di continuare a lavorare insieme con un gruppo di lavoro tra associazioni di categoria e enti per elaborare una proposta che sia in grado di stimolare il cambiamento”, ha aggiunto Andrea Belli, presidente di Confartigianato.

“L’indagine ci mostra anche che nel distretto esistono aziende leader che sono in grado di esercitare un effetto di trascinamento sulle altre – ha detto Claudio Bettazzi, presidente di Cna – Queste esperienze vanno valorizzate, per stimolare il cambiamento”.

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