Prato e Biella, sorrisi per due. Ma non per tutti

Qualche pratese manca e sminusce? Altri ci sono e sono felici. Qualche biellese ancora deve digerire luglio? Altri si godono l’ottobre di Shanghai. Come in ogni luogo dove c’è pluralità di persone c’è anche pluralità di pensieri ma nei corridoi Prato e Biella sembrano camminare insieme sui binari dell’ottimismo.

““Peggio per chi non c’è perché stiamo lavorando proprio bene” dice il presidente di Milano Unica Ercole Botto Poala, anche nelle vesti di imprenditore con Reda. “Chi è qui – continua comunque semptre col sorriso – ha capito come va affrontato questo mercato e ogni anno aggiunge qualche cliente nuovo alla lista di quelli precedenti. E se siamo qui è anche grazie al lavoro di chi ci è venuto dieci anni ottenendo una lista di clienti della quale ora godono tutti. E’ un patrimonio offerto ai distretti. E’ vero che ora la Cina è in crisi e può venire la voglia di abbandonare questo mercato ma non si deve fare. Così come non di dovrebbe tornare quando la crisi passerà”.

“E’ vero, c’è tanta gente – conferma Uberto Ciatti di Inseta – e, anche se i filtri all’ingresso funzionano bene, c’è anche qualcuno che andrà verificato. In fiera bisogna venire perchè è un modo per accedere al mercato, io facevo già Intertextile prima che esistesse Milano Unica Cina e anche se i nostri clienti sono soprattutto nel sud della Cina e il mercato inizia a essere inflazionato è meglio essere presenti. Anche se continuo a preferire il porta a porta, che richiede una decina di giorni di presenza da queste parti”.

E se dalla Cina in Italia arriva un po’ di tutto non si può certo dire lo stesso per la rotta inversa: “Lo standard GB fissato dalla Cina – spiega Maurizio Sarti di Faliero Sarti – crea qualche ulteriore problema perchè fissa paletti rigidi per l’importazione. Anche per questo gli ordini non possono essere come quelli di clienti italiani o europei, ma piuttosto di metrature minime. Anzi, se per Prato quello da 5.000 metri è un ordine medio allora qui si può parlare di ordini piccoli. Ma ben pagati”.

“Selezione per capire l’affidabilità – dice Gaia Mariani, titolare della Tessitura Mariani per spiegare i criteri con i quali incontrano i clienti a Shanghai – ed in questo è basilare il lavoro dell’agente. Altrimenti rischiamo di fare tanto lavoro e vederlo sfumare. Questo è un mercato complesso”. L’azienda di Giussano espone a Première Vision e a Milano Unica Shanghai ma non a Milano: “Ma pensiamo di andare già da febbraio – dice l’imprenditrice – e la scelta di luglio ci convince, visto che comunque siamo già in giro con le precollezioni. Sarà difficile tararsi coi tempi ma una volta presa la mano…”.

Luglio non è invece termine gradito nello stand condiviso da Tessitura di Quaregna e Tessilstrona: “Avremmo preferito settembre – dicono i primi – per una questione di tempi e di collezioni. Se questa scelta ci può portare verso Parigi? Non se ne parla neppure”. Su Shanghai il parere è a cavallo tra delusione e speranza: “Purtroppo non si riesce ad avere la professionalità che c’è a Milano – dice ancora l’imprenditrice – perchè i clienti arrivano qui senza conoscere a fondo i tessuti biellesi. Magari sono ferrati sui nomi più famosi ma non seguono le aziende più piccole. Ma continuiamo a puntarci e vediamo che da noi cercano tessuti per abiti da cerimonia”.

“In effetti noi siamo due tra la decina di aziende biellesi contrarie allo spostamento a luglio – confermano i secondi – perchè sappiamo che una parte della nostra clientela avrà problemi a venire a Milano per quella data. Per quanto riguarda Shanghai c’è un po’ meno di affluenza rispetto al passato, forse a causa della tempistica; è un po’ tardi. Ci sono due tipologie di clienti, chi cerca il classico e chi invece il casual, talvolta estremo al punto di prendere la collezione donna per fare abiti da uomo”.

“All’inizio il mercato cinese è stato una sfida – dice Maurizio Meoni del Lanificio Fratelli Bacci, da anni alla fiera cinese – perchè c’era da cercare l’agente bravo e poi entrare nelle dinamiche delle fiere e dei clienti. Rimangono le difficoltà della lingua e della schermatura dei cinesi verso gli stranieri, che invece non troviamo in giapponesi e coreani ma noi continuiamo a essere presenti perchè dicono che è importante come incontro. Se va bene riusciamo ad aggiungere due-tre clienti nuovi anche a questa edizione ma poi di loro uno sarà buono, uno così così e il terzo sarà meglio dimenticarlo. Di certo c’è che chi compra è in grado di pagare tessuti che costano da 25-30 euro al metro a 150-200 per il cachemire”.

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