Le incognite per il primo giorno di Première Vision non erano poche: Milano Unica appena una settimana fa, trattori e agricoltori sul piede di guerra, aziende italiane che hanno rivisto le strategie e concorrenza straniera in aumento.
Intanto i trattori: di loro neppure l’ombra, né in autostrada, dove comunque le code si formano comunque e per i più disparati motivi, né dalle parti del Parc des Expositions. Un problema in meno.
Poi le aziende italiane: è un’impressione legata alle prime ore di salone ma, così come a Milano, chi c’è ci ha visto giusto. Affluenza più che buona, atmosfera più frizzante rispetto all’edizione di luglio e molto pragmatismo, senza rinunciare allo stile.
Première Vision pare un salone più raccolto, con spazi meno ampi ma anche più concentrato sul prodotto e sugli affari. Da un lato questa sostanza e dall’altro una forma fatta di moquette a più colori per delimitare hall e percorsi, forum tematici ben curati e un’attenzione rinnovata anche negli spazi riservati ai clienti platinum ed alla stampa internazionale.
All’Italia e alla sua offerta di tessuti è stato destinato un arancione brillante: in terra la moquette, in alto un grande pannello con la scritta “Italian touch”. E lungo la striscia orange si trovano quasi tutte le aziende italiane presenti, con le venti pratesi a fare da spartiacque tra le “colleghe” italiane e le turche-cinesi a poche decine di metri di distanza.
Faisa, per esempio, presenza storica e confermata, con la famiglia Saccenti arrivata alla terza generazione (anche se il senior Roberto è rimasto in Italia): “Non condivido la scelta di rinunciare ad un mercato importante come quello francese – dice Daniele Saccenti in uno stand effettivamente assai movimentato – perché si riducono le opportunità di trovare nuovi clienti e perché qui viene chi non abbiamo incontrato a Milano Unica, o perché non c’era o perché la fiera è andata così bene che non abbiamo avuto abbastanza tempo per incontrare tutti”.
Milano è perbenismo, Parigi perbenismo e trasgressione
Non toccate PV a Riccardo Bruni, anima creativa e passionale di Lyria: “Io sono nato con questa fiera – dice – tanti anni fa, forse ero ancora da Ricceri quando sono venuto qui per cercare spunti e ispirazione. E’ stato il primo salone che ha messo insieme tutti gli europei; è vero che adesso sono arrivati espositori anche da altri continenti ma l’aria che si respira è rimasta la stessa”. Bruni non vuol sentire di confronti o analogie con Milano Unica: “Milano è andata molto bene – spiega – ed è migliorata assai, anche rispetto all’ultima edizione di luglio ma anche qui il primo giorno sta andando bene. E poi non si può parlare solo di tessuto come intreccio di fili; è anche sensibilità, passione, la capacità di guardare con i propri occhi quello che gli altri non vedono. E Parigi è una città che ti permette di fare questo. Milano è perbenismo, Parigi perbenismo e trasgressione e vale l’ora di metropolitana e treno che c’è da fare per arrivare a Villepinte dal centro perché il tempo passato a cena o passeggiando in centro è fonte di ispirazione. E in più, qui come a Milano la scorsa settimana, mi pare che stiano tornano gli ordini fatti direttamente in fiera. Per campioni, ovviamente, ma era tanto che non ne facevamo di così numerosi”.
Non preoccupa più di tanto neppure il boom di aziende turche e cinesi: “Può essere un problema – conclude Bruni – perché essendo fianco a fianco un tessuto può essere copiato più alla svelta rispetto a prima, ma tanto, se lo vogliono riprodurre lo riproducono comunque. E poi non ci hanno imposto la globalizzazione? E allora non si può chiudere la porta quando i buoi sono scappati”.
Soddisfatto ma con qualche dubbio ancora da chiarire Vincenzo Cangioli, già una ventina di anni fa nel consiglio di Pratotrade ed imprenditore storico del distretto toscano. Che però non entra nel merito delle tante defezioni a questa edizione di PV: “Ognuno – dice – sceglie le proprie strategie e noi abbiamo deciso di essere presenti ancora una volta. Abbiamo sempre fatto sia Milano Unica, che è andata veramente bene, che PV, alla quale diamo ancora chance perché ci vengono clienti che non vediamo a Rho, come i nordici, gli orientali ed i francesi. Ed infatti il primo giorno è andato oltre le aspettative”.
Ma ci sono anche i dubbi: “L’inizio di luglio è troppo presto per le collezioni, i clienti non sono pronti. Ed infatti nel 2023 sono andate male Milano Unica, Première Vision e Munich Fabric Start. In più tra cinque mesi qui ci saranno le Olimpiadi, con conseguente aumento di costi per stare in città”.