Da un anno le fiere italiane a valenza internazionale sono riunite sotto un unico cappello, quello di It-Ex, l’associazione con diciotto membri, da Aimpes a Sitex. Rappresenta e raccoglie milioni di visitatori, decine di migliaia di espositori, una dozzina di settori: al vertice c’è Raffaello Napoleone, il primo presidente di It-Ex, romano ma fiorentino d’adozione e ad di Pitti Immagine.
E’ quindi la moda, con tutto il suo indotto, a sedere sulla poltrona più importante di It-Ex e così Napoleone non è mancato all’inaugurazione di Filo, un salone che basa sull’apertura ai mercati internazionali una parte del proprio progetto e della propria strategia.
Così il salone del MiCo diventa l’occasione per fare un punto sul sistema fieristico nazionale, in un momento in cui tra calendari, sovrapposizioni e scelte strategiche le fiere sono uno dei principali argomenti di discussione nel tessile-abbigliamento.
Confronto Italia-estero sugli spazi espositivi: qual è la situazione?
Il raffronto deve essere fatto non solo sul numero e sulla grandezza degli spazi ma anche sulla loro qualità e sui valori aggiunti. In termini assoluti la Germania ha tanti più spazi fieristici più grandi di noi ma vanno riempiti; stanno cancellando tanti eventi. Per i nostri eventi gli spazi sono sufficienti: ci sono Milano, che è la più importante, poi Verona, Bologna e altre città. Dal punto di vista manufatturiero siamo fortissimi e dobbiamo lavorare sulla qualità dei centri fieristici, anche più piccoli, ed essere eccellenti usando il sistema fieristico come rappresentazione delle unicità delle nostre regioni e delle nostre città, evitando l’omologazione. Guai a standardizzare tutto. In più bisogna continuare nel lavoro, già fatto benissimo da Maeci e Ice, di incoming, indispensabile, perché oggi per guadagnare di più tutti tagliano sui costi. Rispetto al passato, quando arrivavano i compratori dall’estero, le cose sono cambiate; prima avevamo a Pitti Uomo 850 buyers giapponesi e 700 americani, adesso sono 300 dal Giappone e 250 dagli Usa. E’ una fase complicata e come It-Ex dobbiamo attuare strategie condivise.
Non si può, in questo contesto, non ricordare che Firenze sta aspettando una svolta decisa nei lavori alla Fortezza da Basso. A che punto siamo?
Dovreste chiederlo a chi fa i lavori, non a noi. Sicuramente c’è un problema di tempistica, non si riesce a rispettare i tempi necessari e dal punto della logistica è molto difficile gestire le fiere.
It-Ex è quindi più sinergie che concorrenza?
Lo dico: nonostante le vulgate toscane che raccontano della volontà di portare Pitti a Milano assicuro che non c’è neanche mezzo pensiero. L’importante è che ognuno faccia bene il suo lavoro. Noi, come Pitti Immagine, stiamo facendo Taste, sull’alimentare con 770 artigiani e una crescita continua di visitatori ma non abbiamo idee o strategie di sovrapposizione a Parma per il food. Idem con Testo, che certo non vuol insidiare una portaerei come il Salone del Libro di Torino. E’ una questione identitaria. Bisogna fare eventi che dialogano in maniera corretta, giusta, elegante e ben organizzata col luogo che rappresenti. Firenze è una città blockbuster che vive tutte le grandi città di attrazione turistica e deve imparare a governare questo fenomeno. Oggi siamo in mano alle agenzie e alle navi da crociera e le persone visitano solo le icone; io sono a Firenze da 40 anni ancora non l’ho vista tutta!