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Tamborini: “Alla moda manca un brand leader”

Parte dal palco del Luxury Summit de Il Sole 24 Ore l’allarme del presidente di Confindustria Moda Sergio Tamborini sulla mancanza di un’azienda che faccia da portavoce verso il governo delle richieste del tessile-abbigliamento.

“Abbiamo firmato un contratto importanteha detto Tamborini (nella foto) – che non è stato un contratto tra due parti contrapposte al tavolo ma tra soggetti dalla stessa parte. Ciò che invece manca è la politica, che non è in grado di gestire il nostro settore, forse perché non l’ha capito, forse perché parliamo a voce bassa o perché non ci sono aziende leader che parlano per l’intero settore, come avviene nel comparto auto con Stellantis”.

Il Luxury Summit è stato l’occasione per fare il punto sulla situazione dei mercati: “Al di là del bello delle sfilate – ha aggiunto il presidente – il mondo della moda porta in bilancia commerciale circa 30 miliardi. Il momento è delicato, dal momento che il settore manifatturiero ha registrato il quarto semestre negativo. Il rischio per il settore della moda, in questa fase, è di perdere pezzi della filiera”.

Dubbi sul Governo anche da parte di Giovanna Ceolini, presidente Confindustria Accessori e Moda: “Quando parliamo – ha raccontato – sembra di parlare con persone che non capiscono i nostri problemi del momento. Siamo convinti che la strada del dialogo e del confronto costruttivo, realizzato all’interno del Tavolo Permanente sulla Moda al MIMIT, sia quella giusta e funzionale alla risoluzione dei problemi. Apprezziamo la nuova centralità riconosciuta alla filiera, come dimostra il dibattito sulle mozioni alla Camera dei Deputati con il contributo di tutte le forze politiche, di maggioranza e di opposizione. La situazione è gravissima e si rischia il collasso di un’intera filiera, fatta da migliaia di PMI e da tantissimi professionisti, artigiani e centinaia di migliaia di lavoratori. Per questo siamo grati per aver messo in agenda questa crisi e per gli impegni assunti a Montecitorio nei giorni scorsi e ci auguriamo che venga convocato un Tavolo congiunto tra aziende produttive e Brand, in modo da lavorare insieme trovando linguaggi comuni per un settore importante come quello della moda in Italia”.

Le risposte atteso riguardano il credito di imposta campionari 2015-2019, i dazi e il sostegno all’internazionalizzazione delle imprese italiane, le misure anticrisi e CIG per tutte le PMI, l’accesso al credito a tutela della sostenibilità delle aziende, i nuovi strumenti di politica industriale per sostenere gli investimenti.

“Il problema – ha aggiunto il presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana Carlo Capasa – è trovare le condizioni per far sviluppare bene quella che definisco moda creativa e che coinvolge tutti, questa è una cosa che passa attraverso le istituzioni, non pensiamo di poter fare questo lavoro da soli, senza un piano industriale né italiano né europeo. In Europa la moda è definita da 12 categorie, mentre ne servirebbero almeno 60 per definire quanto inquinano o si riflettono nei dettami europei. La nostra filiera sta facendo sforzi enormi per essere sostenibile; chiediamo una semplificazione, sennò si rischia il 5.0 che non usa nessuno nella moda. Servono regole che consentano alle piccole aziende di operare senza quel carico di regole che le appesantiscono notevolmente”.

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Matteo Grazzini
Matteo Grazzini